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50 serata iii

mie impressioni, per la ragione accennata l’ultima volta, e ci contenteremo di fare insieme un pochino di geografia d’Italia.

» Uscendo da Caprile, e continuando per breve tratto la via verso settentrione, si incontra il torrente di Valle Fiorentina, che, disceso da oriente, viene a buttarsi nel Cordévole. È la Valle Fiorentina appunto che noi dobbiamo rimontare, per giungere al passo che deve metterci nel Cadore. Passati sulla destra del torrente, ci leviamo fino ad una certa altezza su per un’erta penosa quindi, volgendoci ad oriente, si continua a salire, a salire, sempre a ritroso dell’acqua che discende profondamente incassata nella valle. Qui un comodo sentiero ci guida attraverso una magnifica foresta d’abeti, che ricopre il fianco della montagna, reso fertile dal terriccio depostovi dagli antichi ghiacciai, come vi spiegherò altra volta. Intanto.... sapete? siamo usciti d’Italia.... almeno dai suoi confini politici. Il confine tirolese-austriaco, con poco ragionevole curva, s’incunea nel confine italiano, e noi stiamo tagliando il vertice del cuneo.... capite?... il che vuol dire che rientreremo fra mezz’ora, o poco più, in Italia. L’Italia infatti si ritrova nella metà orientale del villaggio di Santa Lucia; diviso per mezzo dal torrentello, che segna, se ben mi ricorda, il confine tra i due Stati.

8. » Avrei voluto intrattenervi qualche po ’ entro quella selva, per mostrarvi i melafiri globulari di cui essa presenta de’ saggi meravigliosi».

«Che affare è codesto?» domandò l’uditorio.

«Ecco; imaginatevi le mura annerite di una fortezza, che un di per avventura fossero battute in breccia da cannoni d’ogni calibro. Supponete per giunta, che le palle lanciate s’infiggessero nella muraglia, come fosse di argilla, e vi rimanessero incastonate alla superficie. Così son fatte queste pareti di melafiro o di basalte (altra roccia vulcanica) che in più luoghi, specialmente in Italia, presentano la struttura globulare. In siti più opportuni, per esempio nell’isola di Ponza fra Terracina e Gaeta, vedreste la parete rocciosa sfasciarsi, e le palle basaltiche giacere ammonticchiate a pie’ della rupe, come le palle di cannone nel cortile di un arsenale. Prendete una di quelle palle, e la troverete composta di strati concentrici, proprio come una cipolla».

«E la ragione di tale struttura?» vuol sapere Giovannino.

«Così sui due piedi?... bisognerebbe che ci sedessimo almeno un’oretta a ragionare. Ma via, spicciamoci in poche parole, e se desiderate ch’io venga poi qualche giorno a parlarvi più diste-