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valle fiorentina 49

a poco a poco rizzarsi e impettirsi mano mano che dalla bocca del signor Budden sonavano gli elogi della loro bravura, e l’incoraggiamento a perseverare, la era proprio una cosa graziosa e commovente. Poi venne la volta della signora Giovanna, che ascoltò il suo panegirico con la modesta gravità di chi è lieto di meritarlo, ma senza insuperbirne; nè il signor Budden cessò finchè non fosse toccata a ciascuno la parte sua; e allora tutti ospiti ed ospitati, guide e viaggiatori, confusero le loro voci in un turbinio di brindisi e di evviva.

» Venuta l’ora della partenza, gli alpinisti si rimisero in via per tornare ad Agordo, ed io rimasi a Caprile con l’apostolo Budden e un piccolo gruppo d’amici, per andar più oltre il giorno seguente. — Ma voi siete stanchi, n’è vero?».

«Tu piuttosto sarai stanco», osservò gentilmente la Marietta; «noi no, chè ad udire tante belle cose non ci si stanca davvero».

«Ebbene tiriamo innanzi un altro quarticello, tanto da uscire una volta da queste Alpi Carniche, chè, se vi giova, intraprenderemo giovedì un altro viaggio.... di quelli che si fanno senza incomodo e senza spesa».

«Ma anche senza il vantaggio di viaggiare davvero» volle dire il Luigino.

«Non però senza quello d’imparare come si viaggiasse», volle aggiungere la Marietta.

«Suvvia, verrà il tempo dei viaggi anche per voi. Ora accontentatevi di udire e di apprendere, come dice la Marietta.

7. » Eccoci in piedi all’alba. Eravamo in sei; cioè i quattro personaggi di vostra conoscenza, che prestarono chi la penna, chi la matita, chi la materia a questi articoli, e sono l’Apostolo, il pittore Allegri, il professore Taramelli e il vostro umilissimo servitore: poi erano rimasti a Caprile l’ingegnere Carati, segretario del Club alpino di Torino, e il capitano Crolla, uno dei più ardenti predicatori della crociata alpinista1. Presa con noi una delle guide di Caprile, salutati gli ospiti, ci avviammo al nostro destino».

«Per dove?» domandarono i nipoti.

«Per quel dì s’era fissato di passare dall’Agordino nel Cadore per il calle così detto della Forcella forada sotto il monte Pelmo. Se volete seguirmi, sarò assai parco nel descrivervi i luoghi e le

  1. Il capitano Enrico Crolla rimase morto nel giugno 1874, durante l’escursione della Sezione di Biella al Monbarrone, cadendo da una rupe, colto da un accesso d’epilessia.