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48 serata iii


» Se il pranzo di Caprile sia riuscito allegro, condito com’era da quanto sapore possano aggiungere alle vivande l’appetito e la Caprile. più schietta cordialità, ve lo potete imaginare. Non vi parlerò nè dei cibi, nè de’ vini, e mi permetto soltanto, per accrescere il corredo delle vostre cognizioni di geografia economica e zoologica, di nominare le trote e le anguille meritamente famose del lago di Àlleghe. La sala da pranzo apparteneva a un buono e pulito alberghetto, la cui esistenza non si sarebbe nemmeno sospettata in quell’alpino recesso. Il segreto della sua esistenza sta in ciò che l’albergo è tenuto da una delle prime e più ferventi neòfite dell’apostolo Budden, «dalla signora Giovanna Perzè, conosciuta per la sua onestà e bontà d’animo, da tutti i viaggiatori. Il suo nome è su tutte le Guide, e tradotto in tutte le lingue, caro agli Inglesi, come quello di una sincera amica1». L’apostolo Budden si trovava nel suo elemento. Era un giorno di trionfo per lui; i suoi occhietti sfavillavano, e il vermiglio del suo viso era acceso oltre l’usato. Egli raccoglieva in Caprile, uno dei frutti più squisiti del suo apostolato; gustava le primizie di quella metamorfosi delle regioni alpine in regioni di civiltà e di benessere, che è il sogno della sua vita. Fatto entrare nella sala il piccolo corpo delle guide alpine, che si è già costituito in Caprile, lo arringò coll’accento dell’amore e dell’entusiasmo. A vedere quei poveri alpigiani, dapprima curvi e piccini davanti all’illustre consesso,

  1. Giornale di Udine, 26 settembre, 1871.