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il linguaggio della natura 483


» Così ripensando, mi sentiva diventare migliore; più umile nella coscienza del mio nulla, più docile nella contemplazione dell’ordine a cui è soggetta ogni creatura, più confidente nella cognizione della divina bontà, più amante degli uomini nel riflesso del posto che occupano nella gerarchia del creato e dei loro eterni destini. E via, di speculazione in speculazione, mi pareva che l’unità di Dio fosse espressa nel coordinamento perfetto di tutti gli esseri creati nel tempo e nello spazio, e di tutte le forze che li movono in un armoniosissimo tutto, e che gli attributi delle Persone suonassero chiari in quella triplice nota di potenza, di sapienza d’amore, che è la favella dell’universo: mi pareva insomma che al mondo non ci fosse più bisogno d’altro libro, che del libro della natura. Oh! lo studio della natura!.. Potessi innamorarvene!».

«Tu ce ne hai innamorati»: sclamò la Giannina.

«Fosse vero!» risposi. «Ma addio! A ben rivederci tutti ancora a S. Martino!»

FINE.