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42 serata iii

abituri; guardano, ascoltano.... urli di terrore, di disperazione risuonano giù in fondo alla valle; ma tutto ricopre il bujo della notte. Che notte fu quella! Quale orrenda vista rivelarono ai loro sguardi i primi albori! Là in fondo, a occidente, la montagna, alle cui falde erano quà e là diversi villaggi, appariva orribilmente lacerata; una valanga di rupi, buttandosi giù dal fianco dello Spitz, si era gettata, quasi diga colossale sorta per incanto, attraverso alla valle, e come sitibonda di maggior rovina, rimontava il fianco dell’opposta montagna. Il Cordévole, arrestato nel suo cammino da quell’argine improvviso, lo urtava spumeggiando, rifluiva su per la valle e gonfiava, gonfiava, minacciando di tutto inghiottire.... Che cuore, poveri montanari! che cuore fu il loro, quando videro tanto sterminio! che ansia, che angoscia, che disperazione quando là, dove sorgevano quei gruppi di case, più non videro che una catasta di rupi! Ahi! forse i loro occhi s’affissavano là, cercando il padre, la madre, il fratello, la sorella, l’amico!

» Lo scoscendimento di Alleghe è al certo uno dei più spaventevoli fra i mille, di cui trovate le traccie paurose nella regione delle Alpi. Forse quello a cui Dante allude ne’ versi che abbiamo citati, e che sembra accaduto a suoi tempi, fu assai più considerevole, a giudicarne da quanto ne rimane ancora, dopo parecchi secoli1. Questo ebbe forse le più deplorevoli conseguenze, per causa della formazione del lago. Guardandomi indietro dalla mia barca, vedeva di fronte il monte Spitz2, bagnato al piede dalla estremità occidentale del lago di Alleghe. Una vasta porzione più lumeggiata, che fa una sella sul dorso della montagna, mostra colla sua tinta più chiara una superficie di spezzatura più fresca, lasciata dalla massa enorme di roccia che se ne staccò. Il monte, è composto di strati, sovrapposti l’uno all’altro, a piano fortemente inclinato. La roccia è schistosa, cioè di tessitura fogliacea. Sotto l’azione dell’atmosfera, specialmente del gelo e disgelo, facilmente si screpola, e si sfalda in massi di varia grandezza. Le acque, filtrando, tolgono ai pezzi staccati ogni aderenza colla roccia sottoposta, e preparano, con lento, occulto lavorio, quelle catastrofi,

  1. Lo scoscendimento che percosse l’Adice di fianco, come dice Dante, è ancora uno spettacolo meraviglioso a chi sale da Verona al Brenner per la ferrovia. Per qualche chilometro la valle, sulla sinistra del fiume, non è che un caos di rupi d’ogni dimensione, in forma per lo più di grandi tavole prismatiche.
  2. Lo Spitz è uno sperone del monte Forca; soltanto di questo trovo indicato il nome nella carta dell’Istituto militare austriaco.