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l’interno della valle del bove 473

scavata entro la lava altro non era che una galleria sfondata, forse 2 chilometri lunga e larga 60 metri all’incirca. La volta della galleria essendo caduta, aveva ingombrato di massi il suolo di essa, sul quale noi camminavamo, mentre le pareti della galleria stessa si elevavano da 20 a 30 metri sui nostri fianchi.

5. » Ormai l’unica via per continuare l’ascesa è quella che le lave seguirono nel discendere: anzi sono unica via le lave stesse, ondeggianti, nodose, irte di punte, che rendono non solo malagevole, ma tormentoso il camminare. Intanto la valle del Bove si va designando quale è veramente. Eccoci dentro. L’orizzonte ci si chiude tutto d’attorno; ci si serra, direi quasi alla vita. Ma che orizzonte? Siamo entro un recinto di rupi grandioso e severo, quasi entro un tino, che non ci lascia vedere altro cielo che quello che si vede, serrando la nuca contro l’osso del collo. Solo alle spalle scorgesi ancora, o piuttosto s’intravvede, pel rotto del recinto, la china verdeggiante che discende al mare. Vi ho già detto che la valle del Bove presenta ben altro aspetto da quello delle nostre valli alpine. In seno alle Alpi ed alle Prealpi non mancano gole orride e maestose; ma propriamente queste gole non sono le valli, ma parti di esse: poi, in genere, se le montagne sono ignude alla cima, hanno i fianchi sparsi di boschi ombrosi e di prati fioriti; almeno il fondo delle nostre vallate è tutto un desio di cespugli, di macchie, di prati, di casupole, di paeselli. Vi scorre un torrente che mugge o mormora, talora biancheggiante di spuma, talora quieto e trasparente, a cui si uniscono per via torrentelli minori, e rivoli serpeggianti che disegnano sui pendii delle striscie d’argento e vi mantengono perenne verzura; il grido del mandriano, il corno del pastore, il canto delle montanine si uniscono al canto degli uccelli e al muggito della giovenca; e la sera, quando tutto a poco a poco rientra nel silenzio, ancora non mancherà la

.................. squilla di lontano
Che paja ’l giorno pianger che si more1.

Nelle Alpi si respira, si sorride, si sente rinascere la vita. La valle del Bove non è così: essa non è che un abisso di squallore, di silenzio, di desolazione e di morte, Lasciarsi alle spalle i vigneti e gli oliveti di Zafferana per addentrarsi in questa squarciatura delle viscere terrestri, gli è come passare dai campi Elisi all’inferno.

  1. Dante, Purg., VIII.