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alta 130 metri, come dissi, e larga 60 all’incirca. È la celebre cascata di lava del così detto Salto della Giumenta. Fa meraviglia e spavento a vederla anche al presente, come io la vidi, sotto forma di una cascata di lava consolidata e nera. Quale indescrivibile spettacolo doveva presentare allora quella specie di Niagara di fuoco, che scendeva, spaventosamente rumoreggiando, come avrebbe fatto un fiume di cocci, di vetri rotti, di pezzi di metalli sonori! L’eruzione non cessò che nel maggio del 1853, dopo aver durato 9 mesi e prodotto diverse nuove correnti, che accrebbero la grossezza delle precedenti. Quella corrente di lava, composta di varie correnti sovrapposte, è là ancora tutta nuda e nera, che ricopre il fondo della valle del Bove, sopra una lunghezza di 6 miglia e una larghezza di 2 miglia, con una grossezza talvolta di quasi 50 metri. La si direbbe un lago di ferro fuso, gelato mentre il vento ne sollevava le onde in forma di creste acute.

4. » Misurate soltanto dallo spettacolo di quest’eruzione quello che deve presentare la valle del Bove, che fu teatro di tante, cominciando da quella mostruosissima a cui deve la sua esistenza. Appena nell’entrarvi c’è un qualche cosa che agghiaccia. Come è feroce il contrasto fra quelle lave, fra quelle rupi, fra quell’abisso così nudo e tetro, e i vigneti, gli ulivi, e tutto l’incantevole paesaggio che si lascia alle spalle! Prima cosa che ci colpì, quasi sull’ingresso della valle, fu per l’appunto la fronte di quel ramo della corrente di lava, che per poco non inghiotti la florida borgata di Zafferana. Il terreno coltivato si spinge fin là sulla linea dove la corrente arrestossi. I flessuosi tralci della vite si abbracciano alle prime scorie ed alle prime punte di cui è irta quella massa enorme di lava. Quell’abbraccio è il simbolo del perdono delle offese. Partendo di là comincia il deserto; comincia quel mare di lava, il quale, come già dissi, si piglierebbe a vederlo, proprio per un mare di ferraccio fuso e consolidato mentre scorreva giù tutto onde e cavalloni. La via che noi dovevamo percorrere passa da prima sul fianco destro di quella corrente, anzi entro una specie di valle scavata nella lava stessa. Mi ricordo d’avervi detto qualche cosa, parlando del Vesuvio, di quelle gallerie che si formano quando le correnti di lava, raffreddandosi alla superficie, fabbricano a sè stesse una specie di tunnel, che rimane poi vuoto quando l’efflusso della lava diminuisce o cessa interamente1. Quella specie di valle che vi diceva

  1. Vedi la Serata XXVII a pag. 147.