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466 serata xxviii. la cima dell’etna come non fu vista

tacolo dell’Etna, co’ suoi cento crateri, colle sue zone variopinte, col suo mare, col suo cielo. Soltanto la sua testa era velata. Irreparabile sventura! a meno che non spunti un giorno sereno che ci vegga, ma non attraverso le nebbie, nella Casa degl’Inglesi un’altra volta....».

16.  «Adunque tu non ci puoi dir nulla» osservò con rammarico Giannina «nè del cratere dell’Etna, nè della stupenda veduta che vi si deve godere».

«Nulla.... Potrei recitarvi la lezione appresa sui libri, come si fa da tanti: ma i libri leggeteveli voi. So che la veduta dell’Etna è miracolosamente stupenda; che dal vertice di quella piramide lo sguardo si distende su tutta la Sicilia, e spazia libero sopra un orizzonte che suol dirsi senza confini, ma che in realtà misura una circonferenza di 2000 miglia. Da quella cima vedesi l’isola col suo celebre stretto, co’ suoi seni azzurri, co’ suoi scogli fantastici, colle sue isole, che la cingono come un serto di gemme, col suo Stromboli fumante, col suo mare di smeraldo sotto un cielo di zaffiro. Quando spunta il sole è spettacolo stupendo quello dell’Etna che projetta la sua grand’ombra sull’isola, la quale figura come un piano al suo piede. Basta, non so dirvi nulla, perchè non ho visto nulla, e mi piace descrivervi sempre quello che ho visto io stesso. Perciò, invece di prendere a prestanza una descrizione della cima dell’Etna, vi farò del mio quella della grande squarciatura che le si apre sul fianco, cioè della valle del Bove. Ma questo un’altra volta, perchè stasera mi sento arsa la gola anche più del solito.