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460 serata xxviii

il vertice nel cielo. La mattina essa ci aveva mostrato ignudo il capo, indorato dai raggi del sole nascente: ma più tardi certe nubi soffici e bianche si erano radunate a farle cappello. Ma questo non ci dà pensiero. Nei giorni in cui eravamo rimasti a Catania ci eravamo abituati a veder sgombra la cima del vulcano ogni mattina, mentre più tardi le nubi venivano all’usato convegno. Domattina certamente l’Etna non avrà altra veste che di limpido cielo. Via dunque allegramente. La zona dei campi e dei vigneti è presto varcata. Cominciano i boschi; ma presto anche essi si diradano e accennano a dileguarsi interamente. Prima di sollevarci sopra la seconda zona, bisognava pensar seriamente come affrontar la terza. Essa è in ogni stagione la zona del freddo, e il freddo dell’Etna (ve l’ho già detto) è terribile. Le guide ordinano quindi una sosta ad una certa cascina che è detta Casa del bosco. È il luogo dove si passa dall’estate all’inverno come sopra una scena dove non si rispetti l’antica legge dell’unità di tempo1. Agli abiti estivi si sostituiscono immediatamente gl’invernali. Gl’involti si sciolgono, e se ne rovesciano fuori scialli, mantelli, soprabiti, cappucci, berrette, e la brigata presenta lo spettacolo di un travestimento completo, teatrale, zingaresco, brigantesco, carnevalesco, dove non mancano di avere un posto distinto i famosi calzettoni.

» Così travestiti siamo di nuovo in sella, spettacolo di riso ciascuno a tutti, e tutti a ciascuno, celiando, punzecchiandoci l’un l’altro nella misura che a ciascuno suggeriva lo spirito esaltato dalla situazione. E si sale.... si sale.... Il silenzio della natura, lo squallore di quella negra montagna, il freddo crescente, la bellezza straordinaria del panorama che si va mano mano svolgendo sotto gli occhi nostri, tutto crea un non so che, il quale penetra, invade lo spirito, e mentre lo esalta, lo opprime, mentre lo invita ad espandersi, lo concentra in se stesso. Chi può descrivere l’effetto che produce il contrasto fra l’Etna che ci sta sotto e l’Etna che ci sta sopra? È un sentimento indefinibile quello che si sente ad ogni svolta del ripido sentiero, quando lo sguardo del cavaliere piomba su quella fascia incantevole di giardini, circondata dal mare azzurro e cupo, e cingente alla sua volta una regione più cupa del mare, fredda e deserta come un mucchio di carbone!!

11. » Intanto io badava ai coni che si andavano man mano

  1. Una delle regole indiscutibili della scuola classica era che il fatto rappresentato in un dramma, in una tragedia dovesse contenersi entro i limiti delle 24 ore.