Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/464

458 serata xxviii

bagliore de’ suoi incendî sparse di una luce funesta tanto gli specchi degli antichi Sicani come i sontuosi palagi e le grandiose basiliche dei tempi moderni. L’Etna è il vulcano dell’antica mitologia e della moderna scienza. Un giorno diè vita ai miti tenebrosi e spaventevoli di Plutone, di Proserpina, di Vulcano, dei Giganti e dei Ciclopi. Ora la scienza va a studiarvi le leggi dell’interna attività del globo, di cui è una delle più antiche, delle più diuturne, delle più potenti manifestazioni. Imaginatevi se lo dovessi aspettare con impazienza il momento di dare la scalata a quella famosa montagna.

8. » È l’alba del 29 agosto. Ci eravamo data la posta in otto. Una carovana sufficiente per divertirci ed ajutarci nello studio, ma non soverchia per imbarazzarci e per rendere affatto insufficienti le troppo scarse riprese che offre al viaggiatore la sommità della montagna. Ci eravamo infatti già imbattuti in qualche reduce dalla spedizione municipale, la quale era riuscita una specie di passaggio della Beresina in miniatura. I poveri naturalisti avevano arrischiato di morir di fame e di freddo. Quelli poi che di freddo non volevano morire furono ad un pelo di morire d’asfissia, pel carbone impiegato a cacciarlo. Di trenta che erano, diciotto soltanto furono in grado di giungere al cratere. Due dei più fiduciosi, scambiando l’Etna per una delle nostre montagne in quella stagione, l’avevano aggredita con munizioni da bocca troppo scarse, e colle vesti convenienti ai 30 gradi sopra zero che si godevano allora a Catania. Smarrita la via per quei campi sterminati di nera sabbia, intirizziti dal freddo, estenuati dal digiuno, già si abbandonavano a quel sonno che è foriero di morte. E sarebbero morti davvero, se scoperti in tempo non fossero stati sovvenuti dai compagni. Non credete che il municipio ci avesse nessuna colpa di questa disfatta. Esso aveva dato a sue spese tutte le migliori disposizioni richieste dal caso: ma il municipio non poteva creare di botto sulla sommità dell’Etna nè cantoniere, nè alberghi: poi esso era in diritto di supporre che gli scienziati avessero scienza sufficiente anche della misura delle proprie forze e di ciò che potevano esigere da ciascuno le condizioni speciali di quella formidabile montagna. Ad ogni modo non si fa torto a nessuno e si dà ragione a tutti cavando da questa dolorosa istoria la conclusione che, nelle condizioni attuali, la salita dell’Etna non è, come ho detto, da tentarsi in grossa comitiva. Nè ricaccerò nella gola il voto che mi vien di nuovo sulle labbra, che il Club alpino italiano diventi un pochino Club del Vesuvio e dell’Etna.