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i coni parassiti 453

rale che rompe il Piano del lago, e squarcia tutto il fianco dell’Etna. Essa ci dice che la grande eruzione etnea produsse non soltanto un cratere centrale, ma anche una voragine laterale con cui il cratere stesso si continuava. Ma di ciò riparleremo in appresso, quando ci recheremo appositamente a visitare la valle del Bove. Ora devierei troppo e mi preme invece di farvi conoscere le altre particolarità del nostro grande vulcano.

4. » Oltre le irregolarità che ho dette, l’Etna ne ha altre assai. Veduto in certi punti l’Etna direbbesi non una montagna, ma un cespo di montagne. Il suo cono è su per giù come una pina, cioè come il cono del pinocchio, che è come un cono composto di tanti conetti. Ogni eruzione laterale creò e crea uno o più coni, come quelli che abbiamo descritto alla base del Vesuvio. Soltanto quelli erano affatto piccini, mentre i coni dell’Etna sono vere montagne, alte centinaja di metri. Quante eruzioni laterali ebbe l’Etna in tempi a noi vicini e fino ai nostri giorni! Imaginatevi quante ne avrà avuto nei tempi preistorici, e quindi quante montagnole e montagne devono renderne irta la superficie, senza contare quelle che a cento a cento rientrarono nei fianchi dell’Etna essendo state coperte dalle più recenti eruzioni. Però 80 almeno di questi coni, che meritano il nome di monti, si contano ancora, senza tener calcolo dei minori che ne eleverebbero il numero forse a più centinaja. I monti Rossi, sorti a Nicolosi nel 1669, non sono che un cono gemello, prodotti dalla grande eruzione di quell’anno. Quel doppio cono misura dalla sua base un’altezza di 137 metri. Il monte Minardo, presso Bronte, è un altro cono vulcanico, che misura un’altezza di 229 metri».

5. «E tutte quelle montagne sono dunque formate», domandò Giovannino «di lave, di scorie, di lapilli, di ceneri. Quale squallore!»

«Tutt’altro. Le ceneri e le scorie divennero terriccio; i coni montagne boscose; tutta l’Etna, dalla base fino a grande altezza, è un vago giardino. I geografi dell’Etna la dividono in tre regioni. La prima regione è la così detta zona fertile o piedimontana. Comincia dove l’Etna sorge dal mare, e sale fino a parecchie centinaja di metri. Quale contrasto fra questa regione e l’ideale di un vulcano! I giardini d’Armida, quali li descrive il Tasso, possono andare a nascondersi, come diciam noi. Quella prima zona etnea è come un immenso collare di aranci, di limoni, ciliegi, oliveti, melogranati, e pomi e peri. Non vi parlo dei fichi d’India, che rivestono di fantastiche foreste del genere