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l’alto cordévole 39

sentono piacevolmente gonfiarsi i polmoni da quell’aria fresca, tutta pura! Una giornata nelle Alpi.... quante ne vale delle giornate che passano, senza lasciare una impressione, una rimembranza, in mezzo all’uggia, alla monotonia della città!... Ma via; non vo’ poi stancarvi con ripetere il panegirico e la descrizione delle bellezze alpine. Contemplate nella loro realtà, non saziano mai; ma descritte.... è un’altra cosa.

» Non potemmo tuttavia oltrepassare Listolade senza arrestarci un minuto, per gettare un’occhiata entro la valle della Comparsa, che si apre sulla sinistra del Cordévole. Quasi una tela di ignude rupi chiude lo sfondo della valle. Vedeste mai una montagna più bella e più orrida? È la Civita1 vista da mezzodì più simile a un’immensa muraglia diroccata che ad una montagna.

» Avanti, avanti!... Il Cordévole, di cui rimontiamo la valle, tenendoci sempre sulla proda del fiume ed elevandoci lentamente da mezzodì a settentrione o piuttosto a nord-ovest, d’un tratto, quasi respinto dal suo confluente, il Biois, si ripiega verso nord-est. La gola si fa sempre più stretta; l’occhio cerca, in fondo, il lago di Álleghe, meta sospirata del nostro viaggio. Lo sospirano gli occhi, lo sospirano le gambe; poichè eravamo a piedi. Su quella via ripida e sassosa, ma per compenso ricca di rocce e di fossili meritevoli di studio, dopo un po’ di corsa a sbalzi in carrozza, interrotta ogni momento da fermate e fermatelle, potete imaginarvi se non ci tornasse conto di lasciare il calesse, ove ci pareva di seder sui chiodi, e di andarcene colle gambe. Ma il sole si è fatto alto, il petto è ansante; il viso molle di sudore.... e il lago non compare. Anzi la valle, in luogo di aprirsi, si chiude, e l’occhio si arresta attonito sopra una barriera di rupi, che, a guisa di argine ciclopico, sbarra la valle riunendo le due opposte montagne. Che orribile caos! Direbbesi un torrente di rupi, che, precipitando vorticoso dalle ignude pendici che fiancheggiano il Cordévole a destra, incrociata furiosamente la valle, rimonti, spumeggiando, i pendii, ugualmente ignudi, che si rizzano sulla sinistra. Se la similitudine vi pare troppo ardita, scartatela, che non l’avrò a male. Ma vi protesto che la mi si presentò da sè, quando fui dinanzi a quella spaventosa rovina. Rupi sopra rupi, non altro che rupi accatastate con incredibile disordine, fuori d’ogni apparenza d’equilibrio possibile, come se l’intero edificio di una montagna rovinasse in

  1. Civita o ciutia nel dialetto di que’ paesani vuol dire civetta.