Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/431


che cosa è la lava 425

sta colpita da quel paragone, col quale aveva cominciato la mia descrizione.

«Di pece!... Via, l’ho detto per similitudine! Il colore, la flessuosità, la lucentezza, creano veramente questa illusione: ma si tratta di lava, e non di pece».

4. «Che cos’è dunque la lava?» domandò tosto la Camilla. Ma in vece mia sorse a rispondere Giovannino, che si credeva in questo punto abbastanza scienziato per potermi sostituire.

«La lava, vedi, è» diss’egli «una materia minerale, fusa come il vetro, come il ferraccio».

«Ohibò!» gli feci io inorridito.

«L’ho letto l’altro di sul libro che si adopera in scuola, per lo studio della storia naturale», ripigliò tosto Giovannino un pochino indispettito, e non a torto, contro di me per quel mio ohibò! o piuttosto per l’atto con cui lo avevo accompagnato.

Per rimediare all’ingiustizia, «Hai ragione» dissi, riprendendomi. «La tua definizione della lava è quella su per giù che danno in genere anche gli scienziati. Ma è un errore, che gli scienziati dividono col volgo, lasciandosi trascinare con esso dalle apparenze. A vedere quelle correnti che discendono a guisa di fiume infuocato, chi non le direbbe composte di liquido fuoco, ossia di materia fusa, come tu hai detto? Quando però la lava si rapprende e s’arresta, accostati e vedrai. Vedrai che quella materia, liquida in apparenza, non è che un impasto di solidi cristalli, talora minutissimi, indiscernibili all’occhio, talora invece assai grossi».

«Tuttavia» replicò Giovannino, «la lava scorre quasi fosse un fiume. Come il potrebbe se non fosse liquida?».

«Non è forse capace di scorrere, il fango, la fina belletta che riempie il fondo di uno stagno? Eppure che cos’è il fango? Non altro che un ammasso di piccoli solidi, di grani di sabbia, di particelle d’argilla, impastati coll’acqua. Fa conto ch’io ti abbia già detto che cosa sia la lava. Essa non è altro infatti che un fango, una belletta cristallina, cioè un ammasso di cristalli, impastati coll’acqua».

«Ma» osservò l’Annetta, «come mai l’acqua può essere mescolata col fuoco?».

«La ragione è» diss’io, «che in questo caso il fuoco è acqua e l’acqua è fuoco. Bisognerebbe che io qui vi facessi un trattatello di fisica. Ma vi basti il sapere che io posso portar l’acqua a quel più alto grado di temperatura che mi piace; posso ri-