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naturalista, arrampicatosi, come vi dissi, non senza pericolo, fino alla vetta del cono, e annicchiatosi entro un fesso, da cui poteva figgere lo sguardo in fondo al cratere, rimase lungo tempo testimonio della vita che gl’interni fuochi vi intrattengono da tante migliaja d’anni. Qui giova che vi richiamiate le cose principali che egli vi ha vedute. Il cratere dello Stromboli è una caldaja in forma d’imbuto il cui labbro misura 340 piedi all’incirca. Quella caldaja è riempita fino a una certa altezza di una materia infocata che ha l’apparenza di bronzo fuso, agitata continuamente da moti vorticosi. Di tratto in tratto quella lava si gonfia, alzandosi rapidamente entro il cratere. Quando però è vicina a raggiungere il labbro della caldaja da cui minaccia ad ogni istante di riversarsi, s’ode uno scoppio, come un colpo brevissimo di tuono; una colonna di denso fumo si svolge, lanciando una tempesta di scorie e di lapilli. Seguita l’esplosione, la lava si abbassa per ringonfiarsi, scoppiare, ed abbassarsi di nuovo. Così il cratere dello Stromboli presenta veramente l’aspetto di una gran pentola che bolle, ripiena di un liquido denso e viscoso. Or bene, non è soltanto lo Stromboli che si trovi in queste condizioni. Molti altri vulcani presentano o presentarono, per un tempo più o meno lungo, gli stessi fenomeni. È celebre per questo l’Inferno di Masaya, vulcano dell’America centrale tra i laghi Nicaragua e Managua. Gonzales Fernando, raggiuntane la cima nel 1501, potè osservare, attraverso una spaccatura, il cratere che era uno smisurato abisso, entro il quale le lave salivano e discendevano senza posa. Per dodici miglia all’ingiro, durante la notte il paese era illuminato come durante la luna piena, tanta era l’incandescenza delle lave ribollenti, Celeberrimo è poi il Kilauea nell’isola Hawaii. Imaginatevi una caldaja che abbia 16 chilometri di circonferenza, il cui fondo è tutto un gran lago di lava, dove coperta da una crosta della lava stessa solidificata alla superficie, dove invece scoperta, come fosse composta di ferro fuso. Uno di questi stagni di lava affatto scoperti aveva un diametro di 260 metri, ed era tutto un bollore. Ora tanti altri vulcani, anzi tutti, il Vesuvio, nominatamente, se non presentano i fenomeni dello Stromboli, dell’Inferno di Masaya e del Kilauea in un modo ugualmente deciso, non lasciano perciò in sostanza di offrirli tutti e per lungo tempo. Quando io lo visitai la prima volta nel 1865 era appunto entrato, in seguito ad un parossismo abbastanza violento nella sua fase stromboliana. Fu questa una gran fortuna per me, poichè per la scienza, questa è