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396 serata xxiv

veduto un fiume, studiato un ghiacciajo, voi potete vantarvi di aver conosciuto e studiato ad un dipresso tutti i fiumi e tutti i ghiacciai del globo; tanto la natura è costante nelle sue leggi. Volendo scegliere, non abbiamo nemmeno bisogno di uscire dai confini d’Italia, per trovare un vulcano. Anzi dobbiamo starci se vogliamo trovarne uno, il quale, oltre all’essere come il tipo di tutti i vulcani, è l’unico che ci possa fornire in sè stesso e nella sua storia tutt’i migliori elementi per conoscere il vulcanismo. I vulcani più celebri, i soli vulcani che abbiano, propriamente parlando, una storia, sono in Italia. Il Vesuvio di Napoli e l’Etna di Catania: vulcani che furono visitati, studiati da tutt’i geologi del mondo, i quali vennero a cercarvi le ragioni di quella vita interna, che tiene in uno stato di continuo esaltamento la terra. Il Vesuvio poi.... Oh! quello, per la scienza, è proprio il vulcano dei vulcani, mentre può dire d’averlo visto nascere, crescere, morire, per risorgere le cento volte, attestando quel vigore perenne, per cui la terra, coi segni della decrepitezza stampatile in volto dalle infinite rivoluzioni a cui andò soggetta, fa mostra pur sempre, rinnovandosi continuamente, del più bel fiore di gioventù».

2. «Tu hai dunque visto il Vesuvio?» domandò la Giannina. «E ce lo vuoi descrivere... Bravo zio! Io mojo della voglia di vedere una volta quella montagna che vomita fuoco, di cui sentii parlare tante volte, di cui lessi più volte nei libri, senza potermene formare un’idea un po’ precisa».

«Sì, l’ho visto: ne ho toccato la cima più volte, riportandone un’impressione sempre ugualmente profonda, indelebile. Mi ricordo che la prima volta fu nel 1865, in quella stessa occasione in cui m’era recato alla Spezia, e mi era deliziato dello spettacolo della fosforescenza marina, che vi ho descritta, se ancora ve ne sovviene».

«Sì, sì, ce ne ricordiamo» s’alzò a dire Giovannino per tutti.

«Ebbene, dalla Spezia mi recai a Siena, e di là ai confini romani. Essi sono anche i confini di una gran zona vulcanica, che comincia coll’enorme cratere di Bolsena, e continua, quasi senza interruzione, fino al Vesuvio di Napoli, dove, interrotta da breve tratto di mare, si ripiglia, coi vulcani delle isole Lipari, col mostruoso Etna, e termina coll’isola Giulia, cioè con quel vulcano sottomarino, davanti a Sciacca, sulla estremità della Sicilia che guarda l’Africa così da vicino; quel vulcano che, pochi anni sono, eruttando dal fondo del mare, improvvisò in po-