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vanno colmando le valli, rivestono fino a grandi altezze i fianchi delle montagne, tanto che la generazione presente è costretta ad aprire le cave centinaja di metri più in alto che le generazioni passate».

«Bisogna dire che ci si lavori assai», osservò Luigino.

«Eccome!... si tratta di un’intera popolazione, la quale ad altro non intende che a ridurre quelle montagne in minuzzoli. Pensate che sono 300 persone del comune di Carrara che lavorano alle cave. Aggiungetevi altre 450 persone impiegate nel servizio di trasporto, con 300 paja di buoi, 125 carri a quattro e 300 a due ruote. Non dimenticate altre 550 persone tra scultori, modellatori o sbozzatori, ornatisti, lustratori, scalpellini, addetti alle officine di scoltura. Fanno dunque nella sola Carrara 4000 uomini occupati nell’industria paesana, intesi cioè a demolire quelle montagne, o a ridurne i brani in istatue e in oggetti di edilizia cittadina. Ma a quei 4000 uomini, aggiungetene altri 4500, che oggi accorrono dai paesi limitrofi a prender parte ai lavori. Avremo infine 8500 demolitori di montagne. La produzione annuale di marmi segati in lastre, o sbozzati, o scolpiti, per la sola Carrara ammonta a 85000 tonnellate1, pari a quintali....».

«850000», fu pronto a rispondere Giovannino.

«Bravo! Però, quei cumuli immensi non si spiegherebbero ancora, se non si sapesse che l’industria carrarese è antichissima e rimonta fino all’epoca romana».

«All’epoca romana!» gridarono alcuni.

7. «Sicuro. I Greci dapprima, i Romani dappoi furono grandi incettatori di marmi. Sono celebri nella Grecia le cave di Paro, immense caverne, chiamate dai Greci latòmie, che si visitano ancora con meraviglia dai viaggiatori, e sono antiche cave di marmo che s’internano nelle viscere delle montagne a incredibili profondità. L’antica Roma era poi divenuta ai tempi degl’imperatori un vero museo di marmi, come sono ancora le sue non mai abbastanza ammirate e deplorate rovine. L’introduzione delle statue e dei marmi ci era diventata quasi mania, sicchè udiamo l’imperatore Ottaviano Augusto gloriarsi di lasciar dopo di sè marmorea quella città che aveva trovata di mattoni, e Ovidio e Plinio esprimere il timore che si distruggessero i monti. Figuratevi se all’occhio degl’incettatori di tutti i marmi del mondo dovevano sfuggire le marmoree montagne delle Alpi

  1. Questi dati statistici sono tutti attinti all’opera del Magenta.