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carrara e le sue cave 381


» Avevo già sentito a descrivere dallo zio Carlo, che fu per così lungo tempo a Carrara, lo spettacolo piacevole insieme e pauroso di quei convogli, ove tutto, massi e carri, uomini e buoi, tutto tien del ciclopico; ma vi assicuro che l’impressione non fu punto, come di solito avviene, diminuita dall’aspettazione. Fate il calcolo, miei cari, che un pajo di buoi tira da 6 a 7 metri cubici di marmo durante l’inverno, quando le strade sono più fangose, e da 12 a 13 metri cubici d’estate. Ma ci hanno dei monoliti destinati a grandi monumenti, i quali raggiungono fino i 1500 metri cubici. Per trascinare uno di questi pezzi ci vorranno almeno 115 paja di buoi».

«Impossibile!» gridò Giovannino: «un tal masso è una montagna».

«Impossibile? No davvero. Un masso di 1500 metri cubici non sarebbe che un monolito, il quale non avesse che 15 metri di lunghezza e 10 di altezza e larghezza. Però anch’io duro fatica a ritenere fattibile la cosa, benchè narratami da persona pratica e di tutta buona fede. Probabilmente in questi casi s’impiegheranno, non già carri tirati da buoi, ma gli argani o altri mezzi di locomozione. No ’l so. Ad ogni modo debbono essere casi assai rari anzi affatto eccezionali. È caso ordinario invece di abbattersi per via in carri tirati da 12 o da 16 paja di buoi, tutti aggiogati, un pajo dietro l’altro, e fanno, v’assicuro, un effetto sorprendente».

«Quei massi», riflettè Giovannino, «devono avere una grossezza di 120 a 160 metri cubici almeno. Pare impossibile che possano da mano d’uomo caricarsi sul carro».

«Eppure lo zio Carlo mi diceva che il sollevarli da terra per collocarli sui carri è pei Carraresi una difficoltà da non ci badare. Il masso è lì, mezzo sprofondato nel suolo, duro al suo posto, dove sembra sicuro di rimanere in eterno. Si direbbe che per ismoverlo ci voglia un popolo di atleti. Ed eccoti quattro o cinque uomini, armati di lunghe leve di ferro, gli si accostano; puntano contro il suolo l’estremità delle leve, alzandole reiteratamente contro i lembi inferiori del masso, quasi volessero semplicemente stuzzicarlo; accompagnano quella manovra con una monotona cantilena, e il masso si sveglia, quasi fosse un gigante addormentato, che, tentennando, barcollando, vada da se stesso a collocarsi sul carro».

«Di massi così grossi ne hai tu incontrato alcuno?» replicò Giovannino.