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sulle case, attratto immediatamente da quel gruppo maestoso e severo di ignude montagne, sulle cui verticali pareti larghe macchie di bianco candido, sopra un fondo biancoscuro, disegnano le cave, che resero a quella piccola città tributari i due mondi1. Era troppo tardi però perchè mi ci avviassi in quell’ora, e dovetti attendere il seguente mattino.

» Levatomi di buon’ora, attraversata la parte orientale della città, che era già tutta un brulichio di gente che andava e veniva, fui presto al Torano, un torrentaccio che passa in mezzo alla città; poi tosto, per lenta salita, là dove esso torrente è raggiunto dal suo confluente, detto Canale di Colonnata. In quel punto, per rimontare la corrente del Torano, bisogna piegare quasi ad angolo retto, ascendere verso occidente fin sopra il paese dello stesso nome, e di li ripiegare verso nord, dopo aver oltrepassato il confluente d’un altro fiumicello, che si chiama Canale di Pescina e discende da ovest. Il Canale di Colonnata ascende invece verso nord-est.

» Il teatro dell’industria carrarese è così ripartito quasi in due campi a occidente la valle di Torano; a oriente la valle di Colonnata, percorse ciascuna dal fiume o canale che ne porta il nome. A lato dei due fiumi corrono le strade, che, diramandosi in istraducole e sentieroli, conducono alle cave. Io mi misi su quella della valle di Colonnata, che passa sotto Miseglia.

2. » Qual via per carità! polverosa e fangosa ad un tempo, tutta infossature e ridossi, rilevata nel mezzo a schiena d’asino, fiancheggiata da due fosse parallele, cioè da due rotaje larghe e profonde, ben mi avvisava quali fossero i rotabili che erano usi a percorrerla, e quale spettacolo essi mi avrebbero offerto. Infatti non mi si fecero molto attendere. Eccone uno che discende, poi due, poi tre, infine una vera processione di quei carri cigolanti sotto il peso di formidabili massi, tirati da più paja di muscolosi buoi. Essi venivan giù barcollando in modo da incutere spavento. Sono carri quelli di rozza struttura, veramente ciclopici; e non avendo grossezza di ruote proporzionata all’enormità del peso, fanno quasi le veci di un vomere, affondando e raffondando le rotaje su quelle povere vie, che nessuno pensa sul serio a mantenere.

  1. Il commercio di esportazione de’ marmi apuani (di Carrara, Massa e Serravezza) si fa principalmente con la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Spagna, la Russia e le due Americhe. (Vedi Magenta, op. cit., pag. 83).