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val d’arni e la tòrrite secca 375

fino ad una grande altezza la valle, la quale è realmente un’orrida gola angusta, fiancheggiata da marmoree pareti. Se fossero meno ignude quelle montagne, se vi fosse un po’ più abbondante il terriccio, se, come suole da noi, vi esistessero delle rocce argillose capaci di convertirsi in fango; il torrente avrebbe potuto formarsi un letto meno permeabile che tenesse l’acqua un po’ meglio. Così, che vuoi? le acque discendono per mille vie in seno a quello sfasciume, che le beve a modo di grande spugna. Sicchè il convegno de’ torrenti ha luogo sotterra, e il letto che tutti dovea raccoglierli in un solo torrente, finisce col divenire un tetto che tutti li copre. State infatti ad udire.

6. » Noi percorremmo per lungo tratto, scendendo, questo tronco superiore della valle, che si chiama Tòrrite Secca, e merita veramente un tale appellativo. Nulla di più ermo, di più desolato, di più arido. Imaginatevi quasi una corrente di massi, in atto di rotolare l’uno sull’altro, che occupa il fondo di una vale incassata in mezzo alle rupi, una Via-Mala, un cannone americano1, dalle pareti di bianco marmo. I massi così accatastati riempiono la gola fino a un’altezza certamente considerevole, formando una massa tutta a vani, entro la quale l’acqua dei torrenti si perde come si perderebbe un sottilissimo filo che piovesse da un robinetto sopra una spugna. Ma alcuni chilometri più in giù, eccoti rediviva la Tòrrite, la Tòrrite vera, perchè più non mente, come la superiore, il nome di fiume. Presso il paesello, detto Isola Santa, da una gran voragine a piè di un monte sbuca con grande fragore un torrente, e corre giù giù per buttarsi nel Serchio a Castelnovo di Garfagnana. Quel torrente rappresenta redivivi i torrenti della val d’Arni, ma riuniti dal mutuo amplesso sotterra.

» Io non giunsi peraltro fino al luogo ove si ammira questo fenomeno; così almeno mi risparmiai il dispiacere di vedere il luogo dove i valligiani di Arni arrischiano, si può dire, tutti i giorni la vita per procurarsi le cose di prima necessità».

«In che modo?» domandò la Giannina sorpresa.

«Quei poveri valligiani non hanno, come vi ho detto, altra via per andare a Castelnovo che il letto del torrente, quale io ve l’ho descritto. Pazienza ancora! Il peggio è che ad un certo punto il letto del torrente diviene un baratro, come direbbesi una

  1. Vedi sopra a pag. 141 la nota sulla Via-Mala e sui cannoni dei fiumi d’America.