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proprio nel mezzo della fronte, tra i due corni, come l’occhio di Polifemo1. È un gran foro, una caverna ovale, un po’ triangolare. Io credo debba avere almeno 50 metri di luce pel largo, e quasi altrettanti d’altezza2. Certo il pertugio delle Apuane non presenterà il bel fenomeno del pertugio delle Alpi Retiche, perchè correndo, come ho detto, da est a ovest, un po’ che sia lungo, non può essere facilmente infilato dal raggio che gli venga o dalla levata o dal tramonto, anche nel giugno, quando il sole è più alto sull’orizzonte. Questa ragione non vale pel monte Torghatten, attraverso il quale, dicesi, si vede passare il sole, benchè la caverna sia diretta da oriente a occidente. Riflettete infatti che nelle latitudini più avanzate verso il polo il sole non tramonta d’inverno per un numero di giorni maggiore o minore, e compie tutto il giro dell’orizzonte. In quei giorni non v’ha buco comunque diretto, che possa sottrarsi alla immediata ispezione del sovrano del giorno. La Pania Forata mi par troppo meridionale, perchè possa sperarne la visita. Però anche senza sole, era pur bello, com’io lo vidi, quello specchio di purissimo cielo, entro quella rude cornice di rupi! Quell’azzurro, che spiccava così sereno fra il grigio cinereo della montagna, tutta irta, ignuda, seminata di antri cupi e selvaggi, che disegnavano le loro livide ombre sulla parete quasi a picco, sparsa soltanto di qualche strappo di verzura! Dev’essere il gran spettacolo per colui che per l’opposto pendio ascende dalla valle del Serchio, e, rímontando il torrente Petrosciana, si affaccia all’immane pertugio, ove gli si allarga d’improvviso allo sguardo l’immenso mare! Ma non mi fu possibile goderne.

4. » Visitata la valle della Versilia, e dormito a Ruòsina il primo giorno, proseguii il viaggio il dì seguente per giungere, com’era mio incarico, nella val d’Arni, proprio nel cuore delle Alpi Apuane. Si ascende verso nord per la valle di Terrinca3, che si diparte quasi ad angolo retto dalla Versilia. Una strada tortuosa e dirupata, dove a mala pena si arrampicano le mule, porta a Terrinca, sempre fra boschi, e campagne che rive-

  1. Famoso nell’Odissea d’Omero come un de’ Ciclopi di Sicilia, genia favolosa di giganti selvaggi e pastori, che avevano un sol occhio in fronte, e questo rotondo; onde il nome Ciclope che vale occhio circolare.
  2. Ricordo che la mia gita si effettuò nel 1872. Nel Bollettino del Club Alpino Italiano del 1874 leggesi una interessante descrizione della Pania della Croce di G. Dalgas. Il Monte Forato è alto 1172 metri sul livello del mare. Il foro può avere, secondo l’autore, 30 metri di altezza e da 20 a 25 di larghezza. Io lo credo più vasto.
  3. Così la chiamo io dal paese che la domina; le carte non le danno alcun nome, nè mi sovviene di averne inteso uno sul luogo.