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i marmi apuani 367


«Non direi.... cioè non saprei pronunciarmi in proposito. Le conosco così poco.... Vi dirò tuttavia, se vi piace, le impressioni riportate da una gita che mi spinse nel cuore di quelle montagne.

2. » Nel giugno del 1872 dovetti portarmi, per un certo incarico, nella val d’Arni....».

«Non si dice val d’Arno?» volle correggere Giovannino.

«La val d’Arno è una cosa; la val d’Arni è un’altra. Quella piglia il nome dal fiume Arno che la percorre; questa da Arni, miserabile paesello, perduto proprio nelle viscere delle Alpi Apuane. Trovandomi già a Firenze, pigliai la ferrovia che mena a Pisa per la parte di Empoli, e da Pisa alla Spezia. Disceso alla stazione di Querceta, circa a mezza via fra Pisa e la Spezia, e in vicinanza di Serravezza, riuscii all’imbocco della valle della Versilia. Quì cominciano a trovarsi quelle cave di marmi per cui vanno così celebrati i territorî di Massa, di Carrara e di tutta la riviera apuana. A Serravezza, per esempio, rimontando tutta la Versilia, trovate già molte cave di quei marmi che appartengono alla varietà più comune dei così detti marmi di Carrara».

«Quelli di cui si fanno le statue, così bianchi, così belli?» domandò la Marietta.

«No; il marmo statuario è una delle specie o varietà dei marmi carraresi, ed è anche la più rara. A Serravezza di questo, non ce n’è. Abbondano invece il bianco chiaro, il venato, i bardigli. Sono varietà determinate dall’abbondanza o dalla forma di quelle sfumature o venature ceruleo-nerastre, sopra un fondo, che dal calcare bianchissimo detto statuario passa per gradazione al turchino. I bardigli, per esempio, presentano un fondo turchino, più o meno cupo, con venature ora parallele, ora reticolate, o anche con certe macchie, che si direbbero fioriture, e che distinguono dai bardigli comuni i bardigli fioriti. I più belli in commercio vengono dalla Versilia; ma la vera specialità di Serravezza sono le brecce varicolori, o mischî, come li chiamano i Toscani, che passano in commercio sotto il nome di serravezze. Quando sentite dire che quella balaustrata è di serravezza africana, non datevi a credere che venga dall’Africa. Credo l’abbian detta così, perchè si assomiglia ad un marmo che gli antichi traevano dall’Africa; ma essa non è altro che una breccia, un mischio di Serravezza, cioè un marmo composto quasi di tanti pezzetti di altri marmi, un pavimento alla veneziana, un mosaico naturale. Via.... ne avrete visti in Milano dappertutto, perchè i