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«Il freddo.... Non si può dire ciò con tutta esattezza. Gli animali ibernanti anzi lo temono il freddo, come quello che, arrivato a un certo punto, li ucciderebbe senza remissione. Avvisati dal loro istinto maraviglioso che la stagione invernale si appressa, e che la natura li condanna a giacersi privi di forze, incapaci di movimento nei mesi più rigidi, cercano un riparo contro la rea stagione, e lo dispongono all’uopo con ogni finezza di arte, per salvarsi dal freddo. È mirabile in ciò la marmotta, che proprio in seno alle Alpi, sa cercarsi una tana, e sprimacciarvisi un letto così bene studiato, che al sopravvenire del letargo, e quando tutto è stretto dal gelo all’esterno, essa trovasi a riposare in un ambiente della temperatura di 8 gradi. Sono osservazioni del Mangili, il quale vi dice ugualmente come le nottole, al sopravvenire del letargo invernale, ricorrono ai solai, penetrano nei comignoli delle case, e sopratutto si rintanano nelle caverne, le quali mantengono anche d’inverno un grado notevole di tepore, proporzionato alla loro profondità. Non è dunque il freddo, e molto meno un freddo eccessivo, che determini o mantenga il letargo degli animali. Volete di più? Un freddo appena eccessivo desta gli animali dormenti, e destatili li uccide. Il bravo Mangili narra come gli avvenne di visitare appunto la buca del Corno, un’altra volta, nei primi giorni di febbrajo del 1804. Vi trovò centinaja di pipistrelli che pendevano dalla volta della caverna in istato di perfetto letargo. Egli ne staccò alcuni, e, portatili, così dormenti, fuori dell’antro, scavò delle pozzette nella neve, e ve li pose a giacere. Quei pipistrelli, che si sarebbero detti incapaci di sensazione, anzi privi di vita, posti a contatto della neve, cominciarono a respirare vivamente, come per compensare con una più attiva circolazione il calore che andavano perdendo; in seguito si risvegliarono, e ricuperato un calore di 30°, levaronsi a volo, rientrando ben tosto nella tepida caverna. Se il naturalista avesse costretto quei pipistrelli a rimanere nella neve, i poverini sarebbero morți gelati. Gli accadde, per esempio, nel mezzo di un inverno freddissimo, di trovare sui davanzali delle finestre dei pipistrelli agghiacciati. Certamente i tapini, desti da un freddo a cui non avevano trovato sufficiente riparo, erano venuti cercando più mite ambiente, guidati forse dal lume che splendeva attraverso le invetriate: ma non potendo entrare, erano morti sulla soglia inospitale».

3. «Mi pare però», riflettè con molta acutezza la Marietta, «che se il freddo eccessivo sveglia e uccide i dormenti, stia