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costumi dei vampiri più fedelmente, senza far parte soverchia alla fantasia, e poteva ben parlarne di proposito giacchè fu più volte alle prese con quei poco simpatici avventori. Narra infatti che ne fu morsicato quattro volte alle dita de’ piedi; se ne accorgeva la mattina, vedendo le ferite e il sangue che ne era colato; poichè del resto il suo sonno non era stato turbato nè punto, nè poco. Calcolò d’aver perduto ogni volta 15 grammi di sangue. Domandatene ai medici, e vi diranno che a un dipresso è la quantità che si calcola per una mignatta. L’Azara non si prese nessuna cura di quelle ferite, benchè lo incomodassero per qualche giorno. Le tarantole, gli scorpioni, le api, sono fin quì, confessiamolo, assai più formidabili dei vampiri; giacchè questi non fanno che lievi incisioni nella pelle, per mezzo di certe papille cornee, di cui hanno armata la lingua.

» Con queste notizie, e coll’accordo dei naturalisti serî nell’ammettere come assolutamente esagerato quanto si disse dell’atrocità e del pericolo dei vampiri, cercate di acconciare nel miglior modo possibile ciò che narra il signor Pouchet, il quale nella sua Storia della natura narrata popolarmente1 vi dice bellamente, parlando dei vampiri, che quando qualche viaggiatore sorpreso dalla notte s’addormenta all’aria aperta, si sveglia debole al mattino, può appena stare in piedi, e trova intorno a sè un lago di sangue. A me piacerebbe che i libri di scienza, scritti pel popolo, fossero anch’essi rigorosamente scientifici, cioè rigorosamente veri. Ha ella bisogno la natura di colori mentiti per farsi bella? E la natura non è tutta un mondo di meraviglie, senza bisogno di cercare il meraviglioso nelle favole della leggenda o nel barocco della dipintura? Ma torniamo ai nostri vampiri. Sapete che un vampiro l’abbiamo anche noi?».

«In Italia?» domandò Carlino. «Per fortuna, non nell’Italia settentrionale».

8. «Il vampiro d’Italia esiste pur troppo, e non è lontano da voi. Eccovelo qui sotto gli occhi. Precisamente il rinolofo a ferro di cavallo, è il cattivaccio che si mette talvolta a rincorrere i caprioli per succhiarne il sangue.

» Del resto questi poveri pipistrelli sono gente pacifica; non disturbano nessuno; vivono patriarcalmente in grandi famiglie; escono di notte quando gli uomini e gli animali vanno al riposo, dormono placidamente dei mesi interi....».

  1. Vedi la traduzione di quest’opera, edita da Treves e Comp., in Milano, ne 1869, a pagina 318.