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specie all’incirca. Una fra le più distinte è il nostro povero rinolofo1 a ferro di cavallo».

«Perchè lo dicono così?» domandò la Chiarina.

«Osserva bene questo ceffo», risposi, mostrandole il povero Testa di rinolofo a ferro di cavallo. Testa del pipistrello-topo. confitto. «Vedrai come porti sul naso certe escrescenze, e potrai distinguere benissimo questa che è la più rilevante, e sta precisamente fra il labbro superiore e le narici. Non ha essa la forma di una mezzaluna, o meglio appunto di un ferro da cavallo?

» Molto comune da noi è il pipistrello-topo (Vespertilio murinus Schreib) la cui testa si assomiglia appunto a quella di un topo. È il più grande dei nostri pipistrelli, misurando coll’ali aperte da 40 a 50 centimetri. Testa dell’orecchione.

» Tra le specie nostrali la più curiosa è il Plecotus auritus Blasius2, cioè l’orecchione, il quale, se adoperasse la frase iperbolica sto qui tutt’orecchi, non direbbe che il vero, tanto le sue orecchie sono monumentali. Abita l’Italia settentrionale, ed è sparso in quasi tutta l’Europa.

7. » Negli altri paesi, specialmente nelle regioni tropicali ve

  1. Rinolofo = che ha il capo crestato. — È voce derivata dal greco.
  2. Dal greco pleo = piego, e ota = orecchie. Auritus è poi una voce latina che vuol dire orecchiuto. Cosicchè il nome scientifico riesce a dire: = orecchiuto ad orecchie piegate.