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guerra finita 333


11. » Un ostacolo c’era tuttavia. Il pavimento della piccola galleria aveva la forma di un bacino, e le acque vi formavano un bel laghetto. Mi accertai nondimeno ben tosto che quello stagno si poteva guadare, se non senza incomodo, almeno senza difficoltà. Levai bravamente e scarpe e calze, e così sgambucciato mi cacciai per quel guado nell’acqua, la quale mi parve una liquida ghiaccia che mi gelava le ossa fino al midollo. In brevi istanti toccai l’opposta sponda. La guida, già s’intende, era rimasta fedelmente al proprio posto. È curiosa, e l’ho osservata più volte, la ripugnanza che ai villici inspirano le caverne. Ne incontrerete difficilmente una appena profonda, che sia stata visitata prima dagli abitatori del luogo che dal forestiero. Un dilettante di caverne non può mai quindi sapere anticipatamente che cosa troverà, se la nicchia di un grillo, o la Caverna del Mammouth1. Al naturale ribrezzo si aggiunge poi sempre lo spauracchio di certe leggende più o meno assurde, e che si somigliano sempre. Qui, per esempio, la guida ci narrava la storia spaventosa di certi due frati, che si erano inoltrati là dentro e non si erano più visti uscire. Nè lui, nè il suo babbo, nè il suo nonno, se ben mi ricorda, non c’erano ancora al tempo della paurosa avventura; ma il fatto non era perciò meno certo. — Che io dovessi incontrare per via o i due frati, o i due scheletri? la sarebbe una scoperta graziosa!... —

12. » Guadato il pelaghetto, m’inoltrai solo solo, colla scorta del mio moccolo. La caverna continuava angusta, ma non affatto disagiata. Intanto sentivo proprio sulla mia testa voci d’uomini, roche, spente, fuse, direi, in un cupo rimbombo, quasi le rupi parlassero. A volte a volte il rimbombo era rotto da un acuto scricchio. Era il signor Major, che inoltrandosi colla sua guida entro il crepaccio, che formava quasi il secondo piano della caverna, andava bravamente bacchiando i poveri pipistrelli come fossero noci o castagne, Probabilmente quel crepaccio veniva a confluire più innanzi alla galleria che io andava percorrendo; ma nè il si-

  1. La caverna del Mammouth, che trovasi in America nello stato del Kentuky (uno degli Stati Uniti centrali, all’est del Mississipi) è la più vasta che si conosca. A nessuno sono noti i confini di quel mondo sotterraneo. Là dentro stendesi un lago di sconosciuta profondità, detto mar Morto, e più lungi scorrono tre fiumi, Stige, Lete ed Eco. Uno di essi ha 40 piedi di larghezza (più di dodici metri) e 30 di profondità (più di nove metri). Si registrano a quest’ora 226 viali o gallerie, che misurano in complesso una fuga di 350 chilometri, e conducono a mete diverse. La più lontana che si tocchi dai curiosi nel loro giro di più giorni è la Roghans-hall, una sala a 9 miglia dall’entrata, ove si pranza al suono di una cascata.