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i fuochi di velleja e la chimera 317


» Su quel libero spazio potei ripetere una piccola esperienza, di nessun valore per sè, ma che mi spiegava un certo passo di Plinio, il quale mi era parso veramente strano e poco intelligibile. Sapete voi che cosa è la Chimera?».

«La Chimera?...» disse la Camilla, in atto di chi cerca le parole per ispiegarsi. «Noi, quando si dice: — codesto è una chimera — s’intende che è una cosa falsa, così.... una fantasia.... un sogno».

«Benissimo, perchè la Chimera degli antichi era proprio una cosa falsa, uno spauracchio, un brutto sogno. La Chimera era un orribile mostro, dalla testa di leone che vomitava fuoco, dal corpo di capra, e dalla coda di serpente. Ma in questa, come in genere nelle altre favole degli antichi, chi vuole e può andare al fondo scopre sempre qualcosa di vero. Esisteva infatti, come esiste ancora nella Licia1 una montagna detta Chimera, dal cui fianco sgorgavano getti di gas infiammabile. La Chimera di Licia arde ancora, e le fiamme si elevano da tre a quattro piedi d’altezza. Tornando a noi, il grande naturalista Plinio, parlando con meraviglia di quei fuochi, dice che, tracciando con un bastone ardente un solco nel suolo, ne nascono ruscelli di fuoco2. Che diacine vuol darci ad intendere con queste parole? Io, pensando ad esse, mi posi a scalfire il suolo colla punta della mia mazza, cioè a tracciare dei piccoli solchi, partendo da un punto ove ardeva la fiamma. Oh meraviglia! un ruscello di fuoco si dipartiva dalla fiamma, seguendo il solco, come un serpente, che inseguisse rabbioso la sacrilega punta».

«Ma come avviene codesto?» domandò Giovannino, facendosi interprete di tutte le bocche spalancate del piccolo uditorio.

«È la cosa più semplice, vedete. Il suolo incoerente, e quindi assai poroso alla superficie, è tutto impregnato di quel gas che si annida tra grano e grano di terra, come in un sistema di piccole celle. Se io incido quel suolo, vengo ad aprire successivamente un gran numero di quelle cellette, e il gas, sfuggendone, si trova libero in copia sufficiente per accendersi al contatto della fiamma, la quale si propaga naturalmente a tutto il solco, mano mano ch’e’ viene tracciato. Ci scommetto che vi siete divertiti anche voi a un giochetto, al quale pigliavo un gusto matto,

  1. Licia, contrada che occupava l’angolo sud-ovest dell’Asia Minore, fra il golfo di Adàlla, e l’isola di Rodi.
  2. Baculo si quis ex iis accenso traxerit sulcos, rivos ignium sequi narrant. Hist. Natur., lib. II, cap. 106.