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il culto del dio magnano 313

a guisa di vivacissimo faro, ed un cilindro di luce, disegnandosi per lungo tratto sulla pioggia cadente, come la coda di una cometa che andasse a dar della testa nella montagna, si perdeva nel fitto bujo ond’era tutta investita la valle. — Chi sa da quanti secoli, — dicevo tra me, — arde quel fuoco! Chi sa quante generazioni vi avranno affissato lo sguardo o superstizioso o attonito, o indifferente? Sono veramente inesauribili le forze della natura! —».

4. «È molto tempo, adunque», domandò la Camilla, «che si conoscono i fuochi di Barigazzo?».

«Per lo meno, dai tempi di Plinio; chè il cercare memorie di fenomeni fisici in Italia oltre quell’epoca, sarebbe, a un dipresso, tempo perduto1. Plinio infatti parla di fiamme che escono dal suolo nell’agro Modenese nei giorni sacri a Vulcano2. C’è ogni probabilità che Plinio abbia voluto indicare i fuochi di Barigazzo. Vi ricorderete come egli parli ugualmente, anzi più preciso, della Salsa di Sassuolo. Ciò vuol dire ad ogni modo che l’Apennino presentava già fin d’allora quel complesso di fenomeni che noi ammiriamo di presente».

«Ma che ci entrano», riflettè Giannina, «con quei fuochi, i giorni sacri a Vulcano?».

«In vero non mi ci raccapezzo, poichè non c’è nessuna ragione per cui quel fuoco dovesse uscire un giorno anzichè l’altro. Sapete che cosa m’è venuto in mente? Voi vi ricordate che Vulcano era il dio del fuoco, e che quel povero dio zoppo aveva la sua fucina sotterra per fabbricarvi i fulmini di Giove. È naturalissimo anzi tutto che i creduli d’allora, vedendo uscire il fuoco da quelle rupi, vi ravvisassero nientemeno che uno spiraglio, da cui sbucasse la fiamma alimentata dal mantice del dio magnano. Può anche darsi che gli si fabbricasse un tempio lassù, e che gli astuti sacerdoti non lasciassero di far loro pro di un fenomeno così raro, e di apparenza così portentosa. Quel fuoco si estingue con tutta facilità; infatti io lo vidi spegnersi d’un tratto soltanto col lanciargli addosso con violenza un secchio d’acqua. Supponete che io voglia, come si dice, incantare la

  1. Cajo Plinio Secondo (detto il vecchio per distinguerlo da Cajo Cecilio Plinio Secondo che fu suo nipote e figlio adottivo) nacque 23 anni dopo Cristo, a Como, o, come altri vuole, a Verona. Scrisse una Istoria naturale in trentasette libri e una moltitudine di altre opere. Quella sola ci rimane ed è monumento preziosissimo per la storia fisica del globo.
  2. Exit (fiamma) in mutinensis agro statis Vulcano diebus. Nat. Hist., lib. II, capo 107.