Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/318

312 serata xviii


«Ma non è egli un bene», riflettè seriamente Giovannino, «che si sia pensato a utilizzare que’ fuochi? Ti sei lagnato tu stesso più volte che altrove, per esempio a Salsomaggiore, non siasi fatto nulla di somigliante....».

«Va bene; ma quando si facciano le cose a modo. Facendole in quella maniera si è guastato il bello della natura, senza che l’industria n’abbia cavato nessun profitto. In quella fornace si era cotta, non so per quanto tempo, un po’ di calce: ma ormai non è più che un inutile ingombro, un monumento che fa vergogna all’industria. Ciò non ostante l’impressione che mi fece quel fuoco che sgorga spontaneo dalle viscere della montagna, fu vivissima. La fiamma principale, quasi pigiata in un canto contro la parete della fornace, era larga più di un metro, e si levava guizzando, divisa in molte lingue, che sparivano e rinascevano di continuo, all’altezza di un metro e mezzo. Diverse flammelle cerulee vagolavano, svolazzavano qua e là lambendo le pareti, quasi spiritelli che sbucassero a sciami dal regno degli abissi, e si perdessero nell ’ aria. Rimasi lungo tempo a contemplare quella fiamma che ardeva senz’esca, come un fuoco miracoloso, finchè stanco e affamato, mi ridussi all’osteria del villaggio.

3. » Una notte tempestosa era succeduta a un giorno tutto festivo per la valle. La fiera della Lama aveva raccolti in quel giorno, nel paese di questo nome, che si incontra salendo a Barigazzo, gli abitatori del piano e del monte, molti dei quali erano venuti dalla Toscana, attraversando l’Apennino. Ma un turbine colse i reduci per via, sicchè in breve quella povera stamberga dove ero d’alloggio, fu assediata da quante bestie nitriscono, belano, muggono, grugniscono, e inondata di Toschi chiassosi e bollenti, e di Modenesi pacati e taciturni».

«Chi sono cotesti Toschi», domandò Giovannino.

«Nell’Apennino modenese si chiamano ancora col classico nome di Toschi i Toscani, e anche là ho potuto osservare come la differenza del linguaggio e più la diversità del carattere e delle usanze tenga stranieri gli uni agli altri i popoli d’Italia, che ha tanto bisogno di essere una, se vuol esser davvero libera e forte. Era impossibile di resistere al gridio di quei Toscani, mentre la dolcezza della favella nol rendeva nè meno aspro, nè meno importuno. Mi pungeva inoltre la curiosità di verificare se quella vampa, senza riparo di sorta potesse resistere a tanta furia di acqua che cadeva dal cielo. Uscii dunque, sfidando il diluvio. Dalla bocca della fornace che dava direttamente sulla via, splendeva la fiamma