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286 serata xvi

il più buon diavolo di questa terra che, dopo averci salutati gentilmente, si accinse a compiere il suo ufficio, informandoci di tutto con tal premura, che vi avrei voluti presenti a quella lezione così profittevole.

» Accesa una lanterna di Davy, si avanzò dapprima tutto solo fino al fondo della galleria, dove si appiattava il nemico. Dopo un breve esame a suo modo, ci fe’ cenno d’inoltrarci lasciando ad dietro i nostri lumi. Quando gli fummo allato, accostando la sua lanterna alle fessure della massa di carbone, ci mostrava come la fiammella, fioca e semispenta, accusasse la presenza del gas infiammabile che trapelava da quelle fessure. Ritraendoci di nuovo sull’ingresso della galleria, ristemmo a vedere in silenzio e coll’animo sospeso. Il coraggioso fireman, posata la lanterna, e presa una candela, si avanza con passo intrepido fino al fondo della caverna.... D’un tratto una gran fiamma investe lo sfondo, e si dilegua colla rapidità del lampa. Si dilegua; ma rimane un getto perenne di fuoco, lungo forse tre palmi, che soffia da una fessura della parete, come dal becco ben nudrito di un lampione a gas».

«E lo scoppio?» gridò Tonino, che s’era lusingato invano di veder saltare in aria qualcosa.

«Non ci fu scoppio. Il gas tonante non si era ancora formato; cioè non era giunto a un grado sufficiente la miscela del gas infiammabile coll’aria. Pensi tu che ci avrebbero voluto esporre a un pericolo per puro trastullo? Avemmo tuttavia un’idea sufficiente della potenza di quel sotterraneo nemico, e della spa ventosa rapidità delle sue invasioni. Infatti, l’uomo del fuoco volle prima mostrarci come si spegnesse quel getto di gas; e lo spense difatto con tutta facilità. Poi, avendo noi barattato qualche parola su’ due piedi ed essendo già sulle mosse per partire, il direttore ci chiese se desiderassimo di vedere un’altra volta l’accensione del gas. Rispostogli che sì, il buon fireman si avanzò impavido di nuovo in fondo alla galleria colla candela accesa. La vampa, che subito destossi, fu allora il doppio dell’altra e così viva, così somigliante a uno scoppio, che ne risentimmo quella scossa inevitabile, che sogliono imprimere ai nervi il terrore e la sorpresa; tanto più che ci venne visto, fra il bagliore della fiamma, il povero fireman cadere d’un tratto rovescioni contro la parete, come buttatovi dalla esplosione. Non fu nulla; io credo peraltro che lo stesso fireman non si aspettasse un così brusco complimento; e voi vedete, se tanto mi dà tanto,