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il club alpino italiano

non potesse raccontare pericolose avventure, nè avrebbe potuto aspirare al grado di presidente (se mi fu detto il vero) chi non avesse piantato la bandiera del Club sopra una vetta non ancor tocca».

«Ma a che pro?...» interruppe una delle mamme, già paurosa che i figli si invaghissero di tali spedizioni.

«Per ora la storia; le riflessioni, se vi piace, le faremo poi. Il costituirsi in società, ossia il riunire ad un solo intento i lumi, le esperienze, i mezzi di molti, per ripartirli di nuovo, più completi ed efficaci, sopra ciascuno, agevola a tutti la via di raggiungere lo scopo comune. Infatti dopo l’istituzione del Club alpino inglese, le corse sulle Alpi si fecero così frequenti e con esiti così felici, che in breve nessuna valle rimase inesplorata, nessuna cima inaccessa. Il Monte Bianco, che fino a’ dì nostri serbò non disputato il vanto di segnare il punto più culminante d’Europa1, è ormai ridotto così domestico che il salirlo è per gli alpinisti una partita di piacere. La fierissima Jungfrau2 non è più da lungo tempo la vergine intemerata come suona il suo nome. Il Monte Rosa, che s’imporpora al primo raggio d’oriente, vide improntato di orme umane il suo candido cappuccio; e non potè, alla lunga, sottrarsi all’ardimento degli alpinisti nemmeno il Cervino, che rizza ignudo il suo corno dai campi delle nevi eterne, come le piramidi dalle sconfinate arene del deserto.

2. » È singolare davvero che dalle isole dell’Oceano dovessero le Alpi attendersi i più caldi innamorati; ma è più singolare ancora che gli ultimi e i più pigri ad unirsi a quegli alpinisti fossimo noi, fortunati abitatori del bel paese che

...... il mar circonda e l’Alpe.


Era una vergogna, n’è vero? e la sentirono profondamente i pochi fra noi che s’invogliarono delle Alpi. Quintino Sella fu il primo a levare il grido della riscossa, e riuscì a fondare il Club alpino italiano, che gli valse l’onore degli scarponi ferrati di cui lo vedete calzato sempre nei nostri giornali di caricature. Il Club

  1. Le operazioni geodetiche (geodesia è l’arte di misurare le estensioni terrestri) intraprese in questi ultimi anni dimostrarono che i due monti maggiori della catena del Caucaso, l’Elbruz e il Kasbek, i quali appartengono al defluvio settentrionale della catena, sono anche le due cime più alte d’Europa. Il Monte Bianco arriva a 4810 metri d’altezza: il Kasbek a 5043; l’Elbruz a 5638. È dunque l’Elbruz il più alto monte d’Europa.
  2. Jungfrau (fanciulla), monte dell’Alpi bernesi fra il cantone di Berna e il Vallese, alto 4184 metri sul livello del mare.