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tano da Birmingham, proprio nel cuore della Gran Bretagna, ove gli strati del carbon fossile si fanno più considerevoli. Mille incendi rompono le tenebre della notte e si perdono nel nebbioso orizzonte, che sembra rischiarato da un’aurora boreale perpetua1; e sono pel viaggiatore attonito la più sensibile, come la più meravigliosa testimonianza di quella industria gigantesca, per cui l’Inghilterra, ricca di tanti tesori di ferro e carbon fossile, è di presente la sovrana del mondo. Voi intendete che io parlo dei forni ove si fonde il ferro, e che a migliaja a migliaja sono distribuiti sulla superficie di quel suolo che nasconde nel suo seno tanti letti alternati di carbon fossile e di ferro, che c’è da fornirne il mondo intero per molti secoli ancora. Il suolo stesso scomposto, e in via di smottare, le rupi scoscese, le case screpolate, spaccate, cadenti, tutto accusa il fervore di quell’immane lavoro di sotterra, con cui si vanno propriamente scalzando le fondamenta alle montagne, e che vi fa dire sul serio che l’Inghilterra va consumando l’Inghilterra, come il bruco e il tarlo consumano il legno in cui si sono annidati.

» Ero dunque a Dudley, con quattro amici, compagni di viaggio e di studî, per visitarvi le miniere, che in quel luogo hanno per il geologo un’importanza tutta speciale. Figuratevi che, in una di quelle cave di carbon fossile, il combustibile presenta una profondità di circa 9 metri, per modo che le miniere si assomigliano a vasti porticati e spaziosi saloni scavati nel carbone. Il gas infiammabile vi si sviluppa come dappertutto, e impone agli operai di tenersi ben raccomandati alla lanterna di Davy, costrutta in modo, come sapete, da potersi recare impunemente anche in seno al gas tonante2. Da noi comunemente si crede che nelle miniere di carbon fossile non si lavori che alla luce delle lampade di sicurezza. Questo è un errore. Nelle miniere

  1. Le aurore boreali, o polari, frequentissime verso il polo artico, forse meno frequenti al polo antartico, si mostrano assai di rado e assai men belle nelle zone temperate e nella torrida. Quando appajono verso il polo antartico si chiamano aurore australi. Verso il polo artico è rarissima quella notte che non sia rallegrata da questo maestoso fenomeno, il quale varia sempre di forme, di colori, di splendore e di durata, ma descrive quasi sempre un semicerchio luminoso, la cui tinta predominante è il rosso infocato. Pare che sia l’effetto o di una perturbazione dell’elettricità atmosferica, o del suo ritorno allo stato normale; sarebbe allora una specie di lampeggio di lunga durata. Certo è che all’apparire di questo fenomeno tutti gli apparati elettrici fanno festa di ballo; e che ultimamente, tra noi, i fili dei telegrafi elettrici non trasmettevano più i segnali e davano spontaneamente scintille.
  2. Il gas tonante non è semplicemente il gas idrogeno carburato, ossia gas infiammabile, ma risulta della miscela, in certe proporzioni, del gas infiammabile coll’ossigeno dell’aria. Il gas tonante fa l’effetto della polvere da cannone.