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una giornata di pioggia 263

deporro, morbidamente marezzati, si trovano accanto alle arenarie1 rosse, e ai calcari, schegge arrotondate di marmi schietti o variegati. E a sì grandioso musaico fanno ricca cornice i robusti lastroni di Montorfano2 di cui la pioggia mette a nudo il fondo bianco di feldspato e di quarzo, picchiettato di mica3 nera luccicante, la cui uniformità è quà e là rotta da pezzi di rocce bigie o nere che vi ha incastonati natura. Ma chi bada a codeste inezie? Il geologo.... Gli è un pazzo da legare, se con quest’acqua che gli diluvia sul dorso, ha tempo e voglia di badare al selciato. Piove che Dio la manda! Ecco quello che dicono tutti, e tacendo e parlando.

2. Imaginatevi s’io voleva muovermi senza una vera necessità! D’altra parte potevo pensare che le mamme avessero così poco giudizio da sfidare il malanno per una chiacchierata? Nè stavolta m’ingannai. Il tempo era così brutto che a nessuno resse l’animo di moversi. Il peggio si è che il cielo non volle rasserenarsi per tutta la settimana, e salvo qualche occhiata al tramonto, a mo’ di chi guarda dalla finestra prima di cacciarsi a letto e spegnere il lume, il sole non mise mai fuori il faccione.

Venne il secondo giovedì, e lungi dal cessare sembrava che la pioggia facesse le prove per un’altra buona settimana, imponendo un’altra tregua alle nostre serate. Io m’era già dunque incantucciato e incappucciato, e stavo leggicchiando non so che cosa al lume della lucerna, sepolta sotto un gran cappellone di cartone. Quand’ecco uno squillo all’uscio, e dopo breve intervallo, una leggera andatura.... È Giovannino.

«Come? tu quì?».

«Siamo là tutti che ti aspettiamo».

«Con questo diascolo di pioggia!... Ma non sei bagnato? Dov’hai lasciato l’ombrello?».

  1. Le arenarie, dette anche grės dai naturalisti, sono rocce composte generalmente di grani di quarzo insieme cementati, che noi Lombardi chiamiamo molera, e i Toscani macigno e pietraforte.
  2. Le lastre di granito di cui sono composti i marciapiedi e le rotaje delle vie di Milano, provengono per lo più dalle cave di Montorfano, presso Intra sul lago Maggiore.
  3. Distinguerete facilmente il mica vedendolo luccicare nella sabbia, che sembra perciò seminata di pagliette d’argento. È generalmente bianco e trasparente come il vetro. Si trova talvolta in lamine elasticissime, che avrete veduto forse sostituirsi ai tubi di vetro nelle lucerne, molto utilmente, perchè nè si spezzano cadendo, nè si screpolano arroventandosi. Sono celebri le lamine di mica fornite dalle rocce granitiche della Siberia, dell’Indostan, degli Stati Uniti, che nelle navi da guerra si sostituiscono ai vetri, non soffrendo come questi per gli spari delle artiglierie.