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i pozzi del sahara 253


6. » Infatti quando giunsi a S. Andrea del Taro, dove s’incontrano i primi pozzi, quindi a Miano, dove si continuano i trafori, mi toccò assistere ad una scena veramente degna del Sahara».

«Forse perchè gli è un deserto quel luogo?» domandò ingenuamente Giannina.

«No.... non per l’ingratitudine del terreno, quantunque veramente abbia poco da far invidia al deserto; ma per i costumi, o, a dir meglio, per lo stato dell’industria, che vince in barbarie gli abitatori del deserto. Non avete mai sentito dire come si scavino i pozzi nel deserto di Sahara?».

«Che se non c’è nemmeno acqua, e ci si muore di sete!» osservò Giovannino.

«Ebbene, allora avrai piacere di formarti una più giusta idea di quei luoghi, a cui la Provvidenza ha pensato meglio che non credi. Avrai inteso dire che il deserto è sparso di oasi; e sono giardini e foreste, abitate da numerose tribù. Molte di quelle oasi sone irrigate non altrimenti che per mezzo di pozzi artesiani, la cui arte fu esercitata dagli Arabi migliaja e migliaja di anni prima che da noi. Ma i secoli non valsero a renderla meno barbarica. Sentite ciò che narra in proposito il signor Desor che visitò il deserto nell’inverno del 1864, se ben mi ricordo. Anzi tutto ci avverte che ad una profondità di 160 piedi1 si trova un gran corpo d’acqua la quale, quando si trafori il suolo, sorge impetuosa e scaturisce in un getto all’aria aperta. Gli Arabi lo chiamano il mar sotterraneo; ed è veramente un mare, se, come si raccoglie da certi dati, può credersi esteso a tutto l’immenso deserto. Ma non è piccola impresa per gli Arabi lo scavo di un pozzo, che assorbe talvolta anni interi di lavoro. Anzitutto l’armatura interna dei pozzi, per la quale impiegano il debole legname delle palme, difficilmente si regge, quando poi, dopo lunga fatica, i pozzari hanno raggiunto l’ultimo strato, che fa velo alle acque, queste sprizzano fuori con tal veemenza, che talvolta non danno lor tempo di salvarsi. Inoltre que’ pozzi a poco a poco s’interriscono, cioè si riempiono di sabbia, e bisogna purgarneli. Vi ha una certa classe speciale di persone che se ne incaricano, tramandandosi il mestiere di padre in figlio; nè si crederebbe che, dopo tante generazioni, il loro modo di procedere sia tanto primitivo e disagioso. Uditelo, da un aggiunto alla spedizione francese nell’Algeria che fu incaricato dello scavo

  1. Metri 51, 97.