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230 serata xiii

mano mano incrostando colla sua posatura. Anzi salimmo insieme alla caverna, ove ci toccò di camminare carponi lavorando di braccia e di ginocchia tra i greppi e le macchie. Quando fummo su, lo zio Carlo mi fece osservare come lo stillicidio, che gemeva dalla volta della caverna, formasse e, per così dire, sospendesse alla volta medesima come delle candele e dei grappoli di sasso che si chiamano stalattiti; poi gocciando sul suolo spruzzasse le erbe e i muschi, che rivestivano la soglia della caverna, e che si venivano coprendo di una crosta di sasso. Volle anzi che io staccassi e portassi meco una bella ciocca di musco, la quale sul didietro era ancora verde e rigogliosa, mentre il davanti era di sasso».

«Bravo Giovannino! Ma era forse l’acqua stessa che convertivasi in pietra?...».

«Oh no!» si affrettò a rispondere quello scienziato in erba.

«L’acqua convertirsi in pietra!... No: mi disse lo zio Carlo, che la pietra ci è disciolta, come lo zuccaro nel caffè; ma l’acqua svapora nell’aria, e resta la pietra».

«Bravo un’altra volta! Non credevo che la sapessi così lunga. Quasi quasi tu puoi sostituirmi».

«Eh sì!...» rispose Giovannino con quell’aria vergognosetta, che lascia però trasparire la compiacenza dell’elogio toccato.

«Allora continuerò io. Quello che ha narrato Giovannino è proprio vero. Non si tratta nemmeno di un fenomeno nuovo, che cioè sia rimasto fino ad oggi straniero alle nostre conversazioni. Vi ricordate della caverna del Dàina, di quelle meravigliose stalattiti che la rendono si vaga? Le stalattiti, le stalagmiti, i tufi rappresentano sempre lo stesso lavoro della natura sotto diverse forme. Là è l’acqua che depone il calcare, filtrando, e gocciando dalla volta di una caverna; qui è l’acqua scorrente alla superficie; è la sorgente che depone il calcare sul suo cammino, incrostando il sentiero, e gli oggetti che vi si incontrano a caso. Di queste acque, che incrostano di pietra calcarea, cioè di tufo, i luoghi ove passano, e gli oggetti che bagnano, ve ne sono molte in tutti i paesi. Nell’Apennino poi ve ne sono moltissime e coll’andare del tempo la posatura acquista una tale potenza che se ne potrebbero fabbricare, o piuttosto se ne fabbricano montagne. Il travertino è una delle pietre meglio impiegate per le costruzioni in Italia. A non tener conto dei marmi e delle pietre più fine, che si trassero da lontani paesi, come dalla Grecia e dall’Egitto, Roma antica e moderna si può dire fabbricata di