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dintorni di tocco 225

la parola, e facendone egli stesso soggetto di celia, come faceva l’Alfieri della sua parrucca.

«Che cos’è codesto cornetto acustico?» volle sapere Giannina.

«Il cornetto acustico è di metallo, e ha veramente la forma di una trombetta da postiglione, o meglio di un corno da caccia, essendo appena ricurvo. È insomma un semplice tubo, di forma conica, ricurvo, e aperto alle due estremità. Chi è duro d’orecchie ne introduce l’estremità più stretta, quì vedete?... proprio nel condotto auditivo. Chi poi dee parlare, aggiusta la bocca alla base, cioè all’estremità svasata del tubo, e parla. Per certe leggi dell’acustica, cioè della scienza de’ suoni, l’aria, che è in quantità maggiore dove il tubo è largo, si move, oscilla e urta l’aria interna, che è in minor quantità; e questa si move, oscilla alla sua volta, e tutti gli urti, tutte le oscillazioni finiscono su quel corpicino, e su quello straterello d’aria che sta nell’estremo forellino, al vertice del cornetto. Gli è come se un bambino venisse urtato da cento uomini che corrono: l’urto sarebbe così villano, che il poverino andrebbe a sfracellarsi contro il suolo senza misericordia. Così quel pochino d’aria, violentemente scosso, batte contro l’aria del condotto auditivo, e questa contro il timpano, quasi contro la pelle tesa di un cembalo. Tutto l’apparato interno dell’orecchio che, reso inerte dal male, non si sarebbe risentito di una scossa meno violenta, si desta a quell’urto poderoso: e il suo moto, trasmesso al cervello, è il suono; il suono compreso dall’intelligenza, è la parola, è l’idea.... Le son cose che capirete a suo tempo....».

«Così», riflettè Marietta, «quel povero signor dottore non poteva intendere i vostri discorsi, nè partecipare alla vostra allegria!...».

«Nulla davvero, o ben poco. Ma stà tranquilla, chè delle più grosse insulsaggini si facevano sempre due edizioni: una che svaporasse all’aria libera, l’altra condensata entro il cornetto del signor Beggiato, tanto che il viaggio fu allegro per tutti. E sì che non fu breve, poichè partiti da Pescara a mezza mattina, eravamo solo al tramonto in vista di Tocco.

3. » Un paese curioso, vedete. Non saprei dove trovarne uno uguale nelle nostre montagne, mentre potrei citarvene mille nel l’Italia meridionale. Imaginatevi un bacino, una specie di anfiteatro tra i monti. Lo sfondo è occupato dalla Majella, una delle maggiori montagne dell’Apennino: anzi non cede appena al Gran Sasso d’Italia il vanto della maggiore altezza. L’Apennino, che