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reminiscenze del brigantaggio 223

modava per bene le sue cose con Dio, e faceva testamento. Così ci convenne volgere le spalle al mare, e in balia di un vetturale, che sarà stato un santo, ma aveva la faccia più brigantesca che mai, seguire a ritroso la valle del Pescara che dà nome alla città lasciata alle spalle, pigliando la via che per di là conduce a Popoli, e quindi, per Sulmona, Isernia e Venafro, a Napoli. Sono nomi codesti che, se fossimo un pochino più battaglieri, ci farebbero correre istintivamente la mano in cerca del revolver1. Nei primi anni della nostra libertà (pochi di voi appena se ne ricorderanno), quando nelle pagine dei giornali non mancava mai la cronaca luttuosa del brigantaggio, quei nomi, che io ho proferiti, vi figuravano sovente, e sonavano rischio e paura. Ringraziamo Dio che ormai la cronaca del brigantaggio appartiene al passato. Allora era un triste presente: e capirete come l’animo non si sentisse tranquillo nel seguire la via di quella valle solitaria, che ci avvicinava a luoghi tanto allora temuti. La prima cosa che avevam vista, per dirne una, alla stazione di Pescara, era stato un miserabile convoglio di poveracci, non so se briganti, ladri, accattoni, o vagabondi, ammanettati, e sotto buona scorta di carabinieri. Spettacolo triste, miei cari!...

» Mi aveva fatto profonda impressione un ragazzo, accosciato in terra come una bestiolina, e intento a biascicare lentamente una fetta di pane con quell’aria stupida che ha qualche cosa di più ferino della rabbia. Egli non sapeva nè il suo nome, nè il nome de’ suoi genitori, nè quello del suo paese, nulla: è molto se sapeva d’esser vivo. I carabinieri l’avevan preso come l’accalappiacani s’impadronisce di un cane smarrito. Era proprio, poveretto! figliuolo di nessuno.... E badate, non era idiota, e poteva avere dodici o tredici anni».

«Non sapeva il suo nome!...» ripigliò la Chiarina, che, dal viso pensoso e rannuvolato, si vedeva comossa da qualche particolare della mia narrazione. «Non sapeva il suo nome! Come è possibile? un nome, quel poverino, bisogna che pur l’avesse. Io non comprendo».

«Tu non comprendi.... capisco.... non puoi comprendere. E quante umane miserie non comprenderesti, che pur son vere....

  1. Questa voce inglese è derivata dal latino, — volvere, — in italiano — volgere, rigirare, — e poeticamente anche — volvere — tale quale. Da questa radice derivarono già da un pezzo nell’italiano le voci — volvolo — e — convolvolo: — e per che non potremmo derivarne anche la voce — revolvolo? — Basta che qualcuno cominci. Intanto si è introdotto il nome di rivoltella, che buon pro vi faccia.