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è una grossa borgata dell’Abruzzo citeriore, posta nelle valli in terne, alle falde della maggiore catena degli Apennini, sul versante1 adriatico. Supponiamo che partiste meco da Milano sulla ferrovia. Attraversati i piani ubertosi della Lombardia, quindi le pianure non meno ricche del Parmigiano e del Modenese, toccata Bologna e guadagnate le sponde dell’Adriatico verso Ancona, scorrendo quasi sempre lungo il lido, sulle scarse arene, chiuse tra le spume del mare a sinistra e il vario pendio dei colli subapennini a destra, sarete presto a Pescara, città abbastanza importante, e piccolo porto di mare sull’Adriatico. Alcuni anni or sono gli era un gran viaggio; oggi gli è un volo d’uccello.

» Io era infatti partito da Milano con alcuni amici, vicentini i più. Ricorderò specialmente il signor Maurizio Laschi di Vicenza, e il bravo dottor Beggiato, pur di Vicenza, che, oltre all’esser medico valente, è scienziato di vasta dottrina, versato principalmente in botanica e in geologia. C’era inoltre il signor Vi tale C.... incaricato della parte economica della spedizione e so pratutto della provianda, uomo di carattere piacevolissimo: poi un ingegnere vicentino; finalmente Nani, una figura magra, lunga, ma nerboruta, un bel tipo di capo — minatore, chè tale era appunto la sua professione a Vicenza. Trattavasi, come vedete, di una spedizione scientifico — industriale. Motivo del viaggio era la verificazione e lo studio di una sorgente di petrolio che sapevasi scoperta a Tocco. Fino a Pescara tutto andò a vapore. Pigliate l’espressione tanto nel senso letterale, quanto nel metaforico. Appena potevamo accorgerci di allontanarci da città e da paesi, ove tutto è progresso, comodo e civiltà, per avvicinarci a città, a paesi, che ricordano un pochino un’età trascorsa da lungo tempo per quasi tutta l’Europa. A Pescara però ci accorgemmo ben tosto di trovarci in quei paesi meridionali, di cui uno dei nostri che ritorni ha sempre tante meraviglie da raccontare, come venisse allora allora dalle Indie o dalla Siberia. Ci convenne rinunciare a quei comodi mezzi di trasporto, a cui siamo ormai troppo avvezzi, e pigliarci una vettura, la quale ci richiamava i bei tempi (e non sono poi tanto lontani ) in cui chi veniva, supponiamo, da Como o da Lecco a Milano, prima di partire acco-

  1. Usano i geografi la parola versante a significare un tratto declive di paese, per cui le acque correnti discendono dalle altezze dello spartiacque ad un bacino di mare. Meglio si direbbe defluvio.