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» Finalmente il calpestio secco e misurato del nostro ronzino echeggia ripercosso da silenziose mura. Siamo ad Agordo. È un’ora dopo mezzanotte. Abbiamo impiegato sei ore a percorrere un tratto di via, che di solito non dovrebbe richiederne più di tre; eppure non siamo nè stanchi, nè annojati. Bussiamo all’albergo, e vi siamo accolti colla più cortese ospitalità. Mezz’ora dopo ci ricomparivano nei sogni le visioni di quella notte fatata.

6. » Mi svegliai ad Agordo quella mattina come un uomo a cui si tolga d’un tratto la benda dopo averlo condotto per vie ignote in ignoto paese. Colla fantasia ancora abbujata dalla notturna tenebria e dalle paurose visioni di quella gola, che senso provai a trovarmi d’un tratto nel mezzo d’un bacino incantevole, con un sole che vi versava a torrenti i suoi raggi mattutini come una pioggia d’oro e di gemme!

» Il bacino di Agordo è uno de’ più stupendi dell’Alpi. Figuratevi d’essere in mezzo alla cerchia dentata d’una sterminata corona da re. Le montagne dolomitiche1, ritte intorno come gruppi di torri e di aguglie di candido marmo, ne formano i raggi, che s’innalzano tanto da perdersi nell’azzurro del cielo. La fascia della corona è tutta di boschi verdeggianti e fioriti. Il fondo, su cui essa posa, è coperto di campi. Sorge Agordo nel mezzo: un bellissimo borgo, una sorpresa in quelle selvatiche regioni, un paese alpino ove tutto spira libertà, intelligenza, benessere.

» A quella vista, lo confesso, dovetti rimpiangere il viaggio fatto al bujo per giungervi, e le perdute bellezze della luce così diverse dalle bellezze della notte. Quante scene sublimi, inutilmente distese dinanzi al mio sguardo accecato dalle tenebre! E come avrei voluto tornare indietro, e arrestarmi in seno a quelle valli, per deliziarmi di tante alpine bellezze a una a una! Ma non ci ebbi altro compenso che di contemplarne i disegni eseguiti dal mio amico prof. Allegri, che me ne fece copia. Giovedì venturo porterò il mio album. Vedrete che bei disegni! Fra gli altri il Pont-alt, ardita costruzione in legno, che s’incontra dopo le miniere in vicinanza di Agordo. Da questo ponte si prospetta una

  1. La dolomia, ond’è formata la catena dolomitica del Tirolo e della Carnia, è della stessa natura e della stessa età di quella che forma le cime principali delle Prealpi lombarde, come le due Grigne e il Resegone che si vedono dal bastione di Porta Venezia a Milano. Ma la prima è una dolomia più cristallina, più ribelle alla vegetazione; perciò si conserva spaventosamente sterile, e la marmorea bianchezza delle sue montagne, sbrecciate e smantellate dal tempo, contrasta colla verde e rigogliosa vegetazione che riveste la base delle rupi, ove la roccia arenacea e schistosa è più atta a convertirsi in fertile terriccio.