Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/21


la valle del cordévole 15

stesso è così fredda ed austera (quasi dicevo implacabile), che i suoi contorni si stampano indelebilmente nella fantasia. Per ricordarmi d’impressioni altrettanto forti e profonde, bisogna ch’io ritorni colla memoria a’ miei giorni più belli, agli anni delle impressioni prime e più sincere, quando, giovine e baldo, percorrevo la prima volta la Via Mala: o quando nella valle della Tamina cercavo le sorgenti termali di Pfäffers1, cacciate in fondo a quella gola, larga appena da sei a dodici metri, e camminavo per parecchi minuti sopra un ballatojo stretto e sdrucciolevole, col torrente sotto, a dodici metri d’altezza, che spaventosamente muggiva, e di sopra l’arco delle pareti, che riunendosi un tratto mi chiudevano proprio nel seno della montagna. Solo per entro a quegli abissi dell’Alpi Svizzere posso dire d’aver provato forse più viva, che in seno alla gola agordina, la sensazione potente di quella bellezza indefinibile, che non può esprimersi fuorchè accozzando insieme due parole, in apparenza tanto ripugnanti fra loro: il bello orrido. Quella gola era veramente orrida e bella del pari.

» Le rupi, onde son formate le sue irte pareti che si vanno sempre più accostando, si sarebbero scambiate per due eserciti di fantasmi giganti, avvolti in immensi lenzuoli cadenti. Ai loro fianchi, ai loro piedi, dappertutto intorno a loro, pallidi mostri, che mutavano forma ad ogni istante. Una tetra scena, tutta dipinta a robuste pennellate di chiaroscuro. D’un tratto.... ahimè! la valle si chiude.... — Dove siamo? Per dove si passa? Non si vede più nulla. — Ma il fiume mugge, sentendo più forte la stretta; la via si serra al fiume; la rupe si addossa alla via. Siamo in una di quelle fenditure alpine, che la parola non si presta a descrivere, perchè, la fantasia attonita è come sopraffatta da un sonno magnetico; l’occhio è stanco; l’animo spossato dal troppo sentire. Trovarsi a mezzanotte, con un fiume allato, che urla per entro ad una delle più orribili spaccature della crosta del globo, è cosa che si può sentire, ma non descrivere.

» Ah, eccoci fuori! La valle si allarga, e le sue sponde, sfumando nella tenebria, ci lasciano come nel vuoto. «Dove siamo?» «Quasi ad Agordo,» risponde il nostro vecchio conduttore. Ormai l’occhio non trova ove posarsi che sulla bianca striscia, segnata ancora dalla via sul bujo fondo, quasi una riga tracciata col gesso sul piano di una lavagna. Alcuni chiarori, alcuni fasci di luce, vibrati per mezzo alle tenebre, rivelano i forni, ove si lavorano i metalli che sono la ricchezza di quest’alpino recesso.

  1. Paese nelle vicinanze di Coira, sulla via da Coira al lago di Wallenstadt.