Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/207


le nottiluche 201


«Sono adunque», volle conchiudere Camilla, «quelle nottiluche, che comunicano all’acqua quella tinta fosforescente».

«No.... almeno non sarebbe esatto l’esprimersi così. L’acqua non riceve nessuna tinta. Sono le stesse nottiluche, che divengono fosforescenti; ed essendone l’acqua tutta gremita e’ pare che l’acqua stessa sia fosforescente. Ciò è tanto vero, che l’acqua non è punto fosforescente se non quando la si agiti: perchè allora soltanto quegli animaletti si risentono, si contraggono, fanno insomma quegli atti, da cui viene determinata la loro fosforescenza. Quanto vi ho detto infatti sulla fosforescenza marina da me osservata tra Genova e la Spezia, vi mostra come essa si produca ove si agiti l’acqua, e come l’effetto sia tanto maggiore, quanto è più viva l’agitazione. La fosforescenza si limitava infatti alla grande striscia segnata dal passaggio del vascello, e si addensava singolarmente ove le ruote sommovevano l’acqua, formandone una massa di schiuma. Se avrete la fortuna di osservare una volta la fosforescenza del mare, nelle circostanze più favorevoli, potrete pigliarvi mille spassi. Gettate in mare una manata di sabbia, e sembrerà che il mare riceva una pioggia di fuoco. Lanciatevi un sasso, e vedrete un globo d’argento, che si risolve in anelli d’argento, che si allargano e si moltiplicano. Fendete l’onda con una verga, e una lamina d’argento galleggerà sul mare. Attingete di quell’acqua in un vaso, indi versatela lentamente, ed eccovi una bella cascata d’argento, che percotendo la superficie del mare, vi solleva un bollibolli di schiume similmente d’argento. Se immergete una mano nelle onde, esce luminosa, e goccia argento, le stille che vi cadono sugli abiti sono stille d’argento. Camminando sulle madide1 sabbie del lido, vi imprimete orme di fuoco. Gli insetti, che al vostro appressarsi fuggono a sciami a nascondersi nelle profondità del mare, sembrano stormi di scintille fuggenti. Infine, pigliate una mazza e divertitevi ad applicare di buone busse al mare, come già Serse, quando il mare gli giuocò il brutto tiro di rompergli il ponte2; e vi parrà di esser lassù con Dante nel

  1. Umide.
  2. Serse, re de’ Persiani, verso l’anno 480 avanti Cristo apparecchiava un esercito innumerevole ed un’armata poderosissima per invadere la Grecia per terra e per mare. Affinchè l’armata non fosse costretta di voltare il monte Athos, dove i venti avevano qualche anno prima dispersa la flotta di Dario I, padre e antecessore di lui, Serse fece tagliare nell’Istmo della penisola di Acte un canale lungo 2400 metri, di cui si vedono ancor le tracce. Per tragittare poi l’esercito dall’Asia in Europa ordinò attraverso all’Ellesponto (oggi stretto di Gallipoli o dei Dardanelli) un ponte di navi, tenute, l’una accosto all’altra, da gomene e catene. Una tempesta