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5. » Il giorno si facea pallido, quindi bruno; e quando eravamo al momento di cominciare a deliziarci in quelle selvatiche bellezze, addio chi t’ha visto era notte fatta. — Che prò adunque da quella gita? che ci vorrai descrivere o raccontare?... — Eppure, il credereste? Io non saprei ancora decidere se avrei goduto di più percorrendo quella gola di giorno. Era una bella notte, vedete: una notte cupa, senza lume di luna, ma serena. La lentezza del cavallo ci lasciava tutto l’agio di contemplare; ed era quello veramente il luogo e l’ora della contemplazione. La valle che si andava sempre più restringendo, disegnava una lista di cielo, tesa sulle cime dei monti a modo di nerissima tela, a lembi fantasticamente frastagliati da rupi così acute che parevano le aguglie del Duomo, e così bianche da crederle illuminate dalla luna. L’oscurissima zona era un trapunto di lucidissime stelle, tremule, luccicanti, come punti d’oro sulla gramaglia sventolante di una bandiera. La stella polare, quasi sempre in vista, pareva indicarci la via per entro la buja gola; le due Orse apparivano e sparivano alternamente, ora mostrandosi per le profonde scanalature delle gigantesche pareti della valle, ora celandosi dietro un gruppo di rupi dentate. Vedevasi attraversata obliquamente alla valle la Via Lattea, a guisa di una bianca sciarpa di finissimo velo, fluttuante fra il cielo e la terra. Se volgevo indietro lo sguardo, là in fondo, ove la valle confondeva le due sponde nelle fitte tenebre, scorgevo il gruppo delle Plejadi, la cui luce piove così dolce, così tranquilla1.

» La valle intanto si rendeva sempre più angusta, riducendosi a una vera gola, di cui la notte accresceva mirabilmente l’orrore. Si decantano da tutti le meraviglie della Via Mala2; e a ragione la Via Mala è la più meravigliosa delle gole alpine. Ma lasciatemi dire che, avendola percorsa più volte, io la trovo un pochino uniforme; per ciò anche un pochino monotona. La gola del Cordévole è ugualmente angusta, orrida e cupa; ma, tagliata a picco in seno a quelle dolomie di straordinaria bianchezza, sulle quali da tanti secoli si esercita con tanta efficacia l’azione multiforme dell’atmosfera, prende aspetti così varî e così bizzarri, e al tempo

  1. Plejadi (dal greco pleo = io navigo), gruppo di stelle, settentrionale e brillante, il cui apparire indicava agli antichi greco-romani il tempo favorevole alla navigazione — Le due Orse sono le due costellazioni più vicine al polo artico. — La Via Lattea.... chi non l’ha osservata?
  2. Così si chiama l’angusta gola per la quale corre il Reno profondamente incassato tra Andeer e Reichenbau, sulla via dallo Spluga a Coira.