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la valle del cordévole 13

levo essere ad Agordo la sera ad ogni costo, e non c’era nemmanco una rozza giubilata, che non fosse tornata in servizio attivo per quella occasione solenne. Quand’anco mi fossi deciso a passare la notte a Belluno, i pochi e meschini alberghi riboccavano talmente di forestieri, che bisognava rassegnarsi a prendere alloggio sotto l’azzurro padiglione del cielo.

» Cerca, ricerca, prega e supplica, finalmente eccoti un vetturale fossile.... fossile davvero, vi dico, il poveraccio! bianco di pelo, grinzuto, curvo sotto la soma degli anni; doveva averne tanti da farne due vite. E il cavallo? fossile anch’esso; chè a vederlo così scheletrito, sembrava proprio un di quegli anoploteri1 che il genio di Cuvìer trasse alla luce dagli strati ove giacevano sepolti da tante migliaja d’anni.

» Vi risparmio la descrizione del calesse; e piuttosto vi monto con altri due compagni di sventura. Il curvo Automedonte2 si pone a cassetta, e il cavallo muta i primi passi con una certa voglia che quasi mi convince di giudizio temerario. Tranquillo e rassegnato, mi accovaccio adunque nel mio cantuccio, mi chiudo ben bene nel mio soprabito per difendermi dalla brezza della sera, e avanti! colla speranza che la velocità del cavallo mi permettesse di godere almeno le primizie degl’incanti che mi erano stati promessi. Ma sì!... Non eravamo ancora usciti di paese che la povera bestia mostrava di ricordarsi dei molti anni passati. Ben fu presto il cocchiere ad assestarle un buon colpo di frusta; ma appunto allora il percosso arrestossi di botto, quasi chiedesse ragione dell’ingiuria. — Come? dopo tanti anni di fedele servizio!... — Le bestie che non hanno ragione, l’hanno spesso più assai degli uomini; e questo era il caso. Dàgli, ridàgli, era tutt’uno. Dovemmo persuadere il vetturale di una cosa, di cui era al certo persuasissimo: che conveniva cioè lasciar andare il cavallo a suo modo. E infatti la bestia, come ci avesse intesi, riprese le sue mosse, e andava, andava come il fulmine, voglio dire a zig-zag (non vi venisse mai in mente che io voglia usare la similitudine nel senso che l’usan tutti).

  1. Anoploterto (in latino Anoplotherium) è nome derivato dal greco, e vuol dire animale privo di armi. Cuvìer applicò questo nome a un genere di animali, che si potevano dire inermi, perchè i loro denti canini, che di consueto son l’armi offensive delle fiere, sono simili agli incisivi, Gli anoploteri si assomigliavano alquanto al camello. Gli scheletri di questi animali, ora scomparsi dalla faccia della terra, si scoprono nei gessi dei dintorni di Parigi.
  2. Nome diventato proverbiale per indicare scherzosamente un cocchiere. Ci venne dall’Iliade di Omero, ov’è così chiamato l’eroe che guidava la biga di Achille.