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a bordo del conte baciocchi 175

lontano lontano dal lido, bevendo le notturne frescure, tra mare e cielo divenuti quasi l’uno specchio dell’altro, sicchè mi sembrava di veder già raddoppiato il numero delle stelle, e di errare ondeggiando in quel mondo di mondi.

» — Qual piroscafo1 parte stasera per Livorno? — domando al cameriere dell’albergo — Il Conte Baciocchi. — Non è certo un nome mitologico: ed io avrei desiderato qualche cosa di più poetico.... uno Scilla, un Elettro, un Argo, un Linceo, un Vessillo, un Fulmine.... che so io?... ma quella sera non partiva che il Conte Baciocchi!... La poesia patisce una scossa.... Si va all’ufficio del piroscafo; altra scossa per la poesia! bisogna metter mano alla borsa e cacciarvela fin verso il fondo. Eravamo quattro in compagnia: io, lo zio Pietro, lo zio Carlo, ed un amico: si pigliano quattro biglietti, e di poesia ne avanza ancora quanto basta per consumare la giornata in allegria, colla sicurezza di passare una notte ugualmente allegra.

» Ma al cader del sole alcuni nuvoloni soffici, bianchi, come balle di cotone scardassato, si veggono sorgere dalla parte d’occidente. Il loro lembo, frastagliato a curve flessuose, splende illuminato dal tramonto. Presto una nuova luce appare a guizzi sul lembo stesso, e segna talora rapidi solchi nel campo nero delle nubi, che vanno dilatandosi. Ecco ad uno ad uno tutti i pròdromi2 del temporale. Un vento fresco rompe, prima a larghi, poi a brevi intervalli, l’afa stagnante sulla città. Da mille parti si solleva un fitto polverio. Nel porto è tutto un ammainare di vele3, uno sdrucciolare di mozzi giù dalle corde, un salire, uno scendere dalle scale volanti, un tramestio senza posa. Il rantolo del tuono segna l’appressarsi della procella, e questa scoppia finalmente, versando torrenti d’acqua sulla città e sul porto, che vanno come sfumando nelle tenebre di una notte, tanto più paurosa, quanto più precoce.

» Imaginatevi, nipoti miei, dove se n’erano iti i bei sogni di una notte stellata, di un mare tranquillo e delizioso. Che augurî, pei novelli argonauti!4 Per poco che l’avessimo potuto, avremmo rinunciato a pigliare il mare quella sera».

  1. Battello a vapore, dal greco Skafos (battello) e Pyros (di fuoco); battello mosso per forza di fuoco, ossia di vapore ad alta temperatura.
  2. Segni precursori, che precedono.
  3. Ritirare le vele perchè il vento non vi possa.
  4. Argonauti, navigatori favolosi, che sulla nave Argo andarono con Giasone dalla Grecia nella Colchide, sulla riva più orientale del mar Nero, alla conquista del Vello d’oro, ricca spoglia di un montone favoloso.