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veramente convenga il nome di neve. Le così dette nevi eterne risultano da un residuo delle nevicate antecedenti che non hanno potuto struggersi nell’anno stesso in cui sono cadute. I residui accumulati di centinaja, di migliaja di anni, costituiscono le nevi eterne, o piuttosto quel complesso di ghiacciai, di nevai, o nevi gelate, che intessono alle Alpi un mantello d’eterna bianchezza. Nel 1861 il calore fu tale, che non rimase residuo delle nevi cadute in quell’anno, e i ghiacciai si ritirarono sensibilmente, come dimagrati per mancanza di nutrimento. Ma rimanevano i ghiacci, e le nevi ghiacciate, accumulate dai secoli. Gli arditi conquistatori delle alpine vette posavano saldo e sicuro il piede sulle antiche nevi ghiacciate, quasi sopra un pavimento di granito, in luogo di affaticarlo con pericolo, affondandolo nella neve fresca e cedevole. Ma veniamo a noi.

» Io tornavo dunque dalle Alpi della Savoja, e, scorsa la Moriana, valicato il Col de la Roue1, l’alto passo delle Alpi, che segue approssimativamente la linea del gran traforo del Cenisio, disceso a Bardonnèche, quindi a Susa e Torino, avevo preso la via di Genova, affine di imbarcarmi per Livorno. Faceva, come vi dissi, un caldo terribile e durava da lungo tempo il bello.... quel bello, capite, che fa desiderare il brutto. Oh quanto si sospira la pioggia, dopo un sereno che vi uccide! Ma la pioggia sospirata non viene pel solito, dopo le ostinate siccità che tra i più formidabili apparati dell’uragano, quasi dispettosa, quasi tratta per forza, fra i lampi, i tuoni, le folgori.

3. » Quando giunsi a Genova durava il sereno; ed io potevo stendere lo sguardo sulla liquida pianura, che si perdeva lontano, lontano, confusa col cielo e scintillava tutta, percossa dai dardi infuocati di un sole, che sembrava ogni giorno accrescere la sua possa, e minacciare di incendio le campagne inaridite. Dimentico del calore sofferto, e divenuto egoista in quel giorno, pensavo con quanto diletto mi sarei la notte cullato sulle onde,

  1. A occidente della via del Cenisio, o paralleli ad essa vi sono quattro valichi alpini, ossia quattro sentieri affatto alpestri, che mettono in comunicazione la gran valle savojarda della Moriana (Maurienne), percorsa dal fiume Arc, colla valle italiana della Dora-Riparia, che sbocca a Susa. I quattro valichi, o meglio i quattro colli che incidono le Alpi nel punto più elevato di quelle vie alpestri, sono, contandoli da est a ovest, il Col d’Ambin, il Col d’Ettache, il Col de Frejus, e il Col de la Roue. Quest’ultimo, il più occidentale dei quattro, si trova risalendo la Dora-Riparia da Susa a Oulx, quindi da Oulx a Bardonnèche, seguendo poi approssimativamente una retta condotta da Bardonnèche a Modane nella Moriana. A Bardonnèche si trova l’imbocco meridionale, e a Modane l’imbocco settentrionale della grande Galleria ora sostituita al valico del Cenisio. La linea sotterranea del traforo taglia le Alpi, precisamente tra il Col de la Roue e il Col de Frejus.