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SERATA X


La tempesta di mare.

Una giornata di vento, 1. — Il caldo del 1861, 2. — A bordo del Conte Baciocchi, 3. — La tempesta di notte, 4. — Il mal di mare, 5. — Le onde, 6. — L’alba e la Gorgona, 7. — La tempesta di giorno, 8. — A terra, 9.


1. Oh che tempo magnifico!... Possibile dopo tanti giorni di universale macerazione? Eppure è questa la più ordinaria vicenda che presentino le Alpi, tra il febbrajo e il marzo, quando il vento di tramontana col suo soffio potente mette in fuga il pigro scirocco che ha inondato il piano e coperto di neve i monti. Ma a quel vento voi dovete soggettarvi come a un prepotente conquistatore. La sua voce, simile talora al fischio del serpente, tal altra all’ululato di una belva, oppure al gemito di un soffrente, è venuta a rompervi il sonno, nel vostro pacifico letto. Le invetriate che fremono come battessero i denti per la quartana; qualche persiana che, libera di girare sugli arpioni, percuote alternamente il muro e il davanzale; certe usciate come colpi di cannone che fanno tremar la casa e ti fanno balzare tant’alto sul letto; un vetro che si spezza, come un colpo di tam-tam1 seguito da un concerto di campanelli; infine una musica come quella che Dante udi sulla soglia dell’inferno, hanno annunciato anche ai più duri di sonno l’arrivo di quel poderoso.

L’alba spiega sul cerchio dell’orizzonte una larga fascia di un rosso aranciato che è un amore a vederla; il primo raggio di sole è un lampo; l’atmosfera par di cristallo. Le vette delle Alpi

  1. Strumento chinese, consistente in una specie di bacinella di una lega metallica straordinariamente sonora, che si percuote a modo di tamburo.