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168 serata ix

un disco tersissimo di acciajo, immerso per metà nell’onda, da cui si va levando, levando, sotto un cielo divenuto azzurro, in faccia a una terra, ove la luce sembra piovere a ondate sempre crescenti. Il disco sfolgorante si leva, si leva.... ormai non tocca il mare che con un sol punto.... poi se ne spicca.... Il suo labbro tagliente sembra gocciante; e le gocce di sì puro lavacro, sembrano, ricadendo sul mare, come stille di fuoco, dilatarsi, inseguirsi, e, d’onda in onda scorrendo, venire a infrangersi e a spegnersi contro il lido.

» Quante volte, quand’era fanciullo come voi, avevo letto nei poeti greci, che il sole si levava dal mare la mattina, e vi si tuffava la sera! Io credo che tale fosse veramente l’opinione degli antichi, i quali vedevano il sole quasi immensa lucerna, collocata sopra un cocchio sfolgorante, trascinato da luminosi destrieri, guidati da un cotal dio Apollo, che dopo aver percorso il cielo in una sola giornata, scendeva a dormire in seno al mare, e si levava la mattina bello e terso dal notturno bagno. Io leggevo queste cose; ma non intendevo come quei bravi uomini del tempo antico potessero così credere, o fantasticare. Qui a Milano il sole noi lo vediamo sorgere dall’abbaino di una casa, e cadere dietro il comignolo di un’altra.... Più fortunati se lo vediamo levarsi, per esempio, da una fila di pioppi o di platani, e tramontare dietro una selva d’ippocastani. Fortunatissimi quelli che lo scorgono a mane affacciarsi alle vette delle Prealpi bergamasche, e nascondersi la sera dietro le nevose propagini del monte Rosa. Ma vederlo sorgere dal mare, tuffarsi in mare.... misurare tutta l’immensa sua via.... Ah! è uno spettacolo che riempie l’anima. Come intesi quella mattina la bellezza di quelle imagini, con cui gli antichi poeti traducevano la verità delle impressioni, che sono ancora le stesse, benchè la scienza ci faccia intendere così diversamente il fatto! Ma più ancora venni compreso da quel sentimento irresistibile, che sempre in faccia alle grandi scene della natura ci spinge verso l’infinito; e mentre ci umilia soavemente nell’idea del nostro nulla, ci sublima fortemente nel concetto di un Dio così potente, così sapiente, così buono.

10. » Ma basta, nipoti miei: basta per questa sera».

«Non basta punto:» soggiunse la Marietta.

«Che vuoi tu dire?» risposi.

«Ci vuole stasera un po’ di poesia. Sul sole tu hai scritto anche dei versi».

«Peccati di gioventù!... O pròdromi di vecchiaja. Come te ne ricordi?».