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tubetto, del calibro e della trasparenza di una penna d’oca che gocci intinta nell’acqua, tu giungi per mille gradazioni alla mazza robusta, compatta, nodosa, di vero alabastro, da cui l’opposto lume traspare ancora con una luce sfumata d’aurora. Il naturalista avrebbe certo da scrivere qualche pagina intorno a quelle forme eccezionali, ma voi potete accontentarvi di due parole. La persistenza dello stillicidio sugli stessi punti, la sua lentezza, la tranquillità, spiegano abbastanza come le concrezioni risultino quasi cilindriche: tuttavia nol sono a tal segno da smentire totalmente la forma caratteristica di quei geniali prodotti della sotterranea natura. Infine sono coni di angolo così acuto da simulare a chi li guarda la forma di cilindro.

» Il naturalista può fare un’altra osservazione nella caverna del Dàina. Anche i bambini sanno che le stalattiti sono il prodotto delle acque in cui è sciolto il carbonato di calce, ch’esse depongono nell’atto che svaporano nell’interno. Benchè l’acqua trasudi anche attraverso la roccia compatta, che è sempre più o meno porosa, lo stillicidio avviene di preferenza, come è naturale, ove la roccia sia fessa. Le stalattiti seguono perciò, di via ordinaria, le fessure e le vanno saldando; rappresentano cioè, con termine accademico, le suture e, con parola popolana, le costure della caverna. Quì il fenomeno è parlante. La caverna infatti è formata di strati calcarei, che si fendono facilmente, e mostransi in tutta la valle divisi in prismi quadrati irregolari, mediante un sistema di crepature che s’incrociano, disegnando quasi una rete a maglie quadrate. Or bene, quel bosco di cilindri stalattitici, a prima vista così disordinato, si risolve quasi in tanti filari paralleli, incrociati da altri che li intersecano ad angolo retto, e rivelano così colla loro disposizione quel sistema di fenditure che nascondono col loro corpo.

» Un’ultima osservazione e basta. — Ogni grotta in cui si metta il piede per la prima volta, può essere uno di quei meravigliosi cimiteri di belve, ove d’un tratto il geologo si trova vivo in un mondo che fu1. Anche in questa caverna adunque mi chinai tosto a guardare e frugare, e fui tanto fortunato da poter estrarre

  1. Le caverne ossifere sono un fenomeno mondiale. In Europa, come in America e nell’Australia, si scoprono nelle caverne accumulazioni di ossami di belve. Le più grandi di tali accumulazioni si formarono evidentemente prima della comparsa dell’uomo colle reliquie di animali appartenenti, per lo più, a specie estinte. In Europa, per esempio, vi predominano orsi, jene, tigri di specie perdute, e di più elefanti, rinoceronti, ippopotami Quei cumuli ingenti di ossami non possono spiegarsi altrimenti che col supporre che una serie di generazioni abitasse la caverna,