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142 serata viii

racinesca. Spumeggiando ne sbuca il torrente, e tosto, smesse le ire, serpeggia tranquillo nell’angusto piano, e or si asconde, e ora appare, con lene mormorio, tra le file dei pioppi, che la sete perenne tiene avvinti ai margini delle perenni correnti. Talora il vento, soffiando nelle folte chiome, imitava il suono del torrente, e le due voci si confondevano in una. Vedeva allora le foglie sempre inquiete, agitarsi, rimescolarsi, arruffarsi, presentare e sottrarre cento volte nello stesso istante un nembo di specchietti quasi metallici ai raggi del sole, che guizzano, danzano ripercossi come sulle onde di un laghetto increspato dallo zefiro. Spesso, facendo una passeggiatina d’un quarto d’ora all’ingiù, vedeva la valle stringersi di nuovo, e di nuovo accostare gl’irti petti le rupi. Il ponte con ardita curva, quasi sospeso nell’aria, unisce le due sponde. L’Imagna si rintana un’altra volta come strizzata entro una seconda Via-Mala, quasi studiando il passo tra punta e punta, tra scoglio e scoglio.... La sua voce langue.... svanisce.... Le sue acque, prima di terso cristallo, quando non biancheggino spumeggiando, si tingono di verde cupo, poi di livido e di nero. Giù in fondo, tra le tenebre non mai snidate dal giorno, un alternare quasi di specchi d’inchiostro, e di sprazzi di neve. Così sfugge l’Imagna, impaziente di raggiungere il Brembo, col Brembo l’Adda, coll’Adda il Po, col Po il mare, ove le acque, pellegrine da lungo tempo nei campi dell’atmosfera, in seno alle valli, e nelle viscere della terra, per mille diverse vie ritornano all’usato convegno.

Oh come è bella questa valle! quasi una conca ellittica1, scavata in seno alle montagne, colle sponde di lividi calcari, e il

    piani abitati a quell’altezza si scende, sto per dire, d’un salto al livello del mare. Il gran cannone del Rio-Colorado descritto da Newberry corre 300 miglia, incassato tra due verticali pareti di 960 a 1800 metri (il quadruplo della Via-Mala). Così il Missuri, il massimo confluente del Mississipì, sbocca da un grande cannone di granito nero, fiancheggiato da pareti verticali di 365 metri di altezza. «Nulla di sì tremendo», scrivono gli esploratori Lewis e Clarke, «può imaginarsi che ritragga l’orrida oscurità di queste rupi, che pendono sul fiume, e ti minacciano distruzione. Il fiume, largo 320 metri, si è aperto direbbesi, a viva forza, la via per entro la massa compatta. Per tutta la lunghezza del burrone l’acqua è assai profonda Anche rasente i margini non vi è spazio sufficiente perchè uom possa tenersi ritto tra la corrente e le pareti a piombo. Enormi colonne, strappate alla montagna, giacciono distese allo sbocco, o ributtate sulle sponde».

  1. La Valle Imagna ha veramente la forma di un’ellissi allungata, il cui asse maggiore è diretto da nord-ovest a sud-est. Il Resegone e le sue propagini la chiudono a nord. La catena dell’Albenza dipartendosi dal Resegone, ne forma il lato occidentale; ma, torcendosi verso est, tocca quasi la catena senza nome, che comincia colla montagna di Clenezzo, e formando la sponda orientale, termina colle così dette torri di Pratongone, le quali la congiungono al monte Piacca, che rientra nel Resegone.