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il salto della toce 131

segnando una rete a maglie d’argento, o cento tessuti diversi che di continuo si scompongono e si rifanno. Grado grado scendendo, spinte ora a destra ora a sinistra, s’incontrano, si azzuffano, si accapigliano. Ma la cascata è una; e a vederla svolgersi, e rimutarsi sul fondo nero, o bigio di quella fantastica scalea, la non si potrebbe paragonare che a una gran chioma bianca, disciolta e agitata dal vento. Una nebbia leggera, a guisa di aureola perenne, si leva sull’abisso; e quando il sole dardeggia, l’iride vi si posa tranquilla, immobile, vero simbolo di pace in tanta guerra.

» Pieni, ma non sazî, di quello spettacolo, essendo ormai vicina la notte, non ci rimaneva che di raggiungere l’albergo. Dal piede della cascata vi si giunge salendo un angusto faticoso sentiero a ziz-zag che si attiene alle rupi sulla sinistra della valle. Faticoso, qui vuol dire erto; poichè non può certo affaticare un sentiero che fiancheggia la cascata da cima a fondo, che te la presenta in tutti i suoi graziosi particolari, che ti impone mille soste per rinnovarti le mille volte il diletto.

» In fine ci siamo. Un albergo, servito da gente onesta, in tal sito, con buona compagnia, dopo una giornata di quella natura, è anch’esso (bisogna confessarlo) una cosa deliziosa. Mangiai con insolito appetito; mi addormentai al fragore della cascata; mi destai al suono della stessa musica solenne. Era una mattina stupenda. Dal pittoresco bacino, ove serpeggia la Toce prima di raggiungere il salto, chiuso a valle da quei colli arrotondati, ridenti di una flora alpina ancora superba benchè già decimata dai primi soffi del precoce autunno1, e cinto sempre all’ingiro da ignude montagne, si prospettavano le prime vette nevose, da cui trae la Toce perenne alimento. Tutto invitava ad una salita sul ghiacciajo del Gries, ove si trovano le vere sorgenti della Toce; ma i giorni sono contati, e sono contati anche i piaceri. Si discese quindi; contemplata di nuovo a mane quella cascata, che ci parve ancora più bella, mentre il sole del mattino la tra sformava tutta quanta in un bollore d’argento, si rifece la valle collo stesso diletto».

9. «Quanto sarei lieta» disse Camilla se potessi un giorno

  1. La valle della Toce fu giudicata una delle più elette regioni delle Alpi, per la ricchezza della sua flora, dal celebre barone V. Cesati, ora professore e direttore dell’orto botanico dell’Università di Napoli, e dall’avv. F. Negri, altro distinto botanico, che ebbi compagni nella gita. Tengo dalla gentilezza dell’ultimo una lista delle piante raccolte precisamente alla sommità del Salto della Toce, cioè a 1800 metri