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vall’antigorio e val formazza 127

il ghiacciajo del Gries, ora così romito nel fondo della Val Formazza, ove dà perenne nascimento alla Toce, si mosse anch’esso. Pigiato entro l’immenso strettojo di quella gola, dovette naturalmente reagire con estremo vigore contro le rupi che gli serravano i fianchi. Le ineguaglianze scomparvero sotto la immane lima; ogni punta rimase ottusa. Ora tu vedi i lati di quella valle formar talora delle pareti verticali, tutte d’un getto, ridotte allo stesso piano, quasi lavorate allo scalpello. Talora in vece quelle rupi ondeggiano flessuose, disegnando, direbbesi, dei grandi dorsi di montone1. Le striature, le scanalature, che percorrono tutte quelle rupi così levigate, parallele alla valle, affermano il passaggio dell’antico ghiacciajo con quella medesima certezza, colla quale le orme di un piede umano, improntato nella neve o nel fango, ci dicono il passaggio di un uomo. Talora però il lavoro del ghiacciajo è distrutto; l’atmosfera, le acque, l’alternare del gelo e dello sgelo, ne hanno scomposto l’ordito. I fianchi dei monti si sono spezzati; le torri sono crollate. Frane immense, enormi cataste di grandi massi, accosciati l’uno contro l’altro, l’uno all’altro addossati, rotti, bilicati nelle condizioni più strane d’equilibrio, veri campi di battaglie di quegli antichi giganti che assalirono Giove nell’Olimpo2, accusano il ciclopico lavoro del tempo, che demolisce i continenti, come un giorno li edificò.

7. » In mezzo a quelle rovine trovò pur modo di radicarsi l’abete, e sorse a coronarle de’ suoi verdi enormi pennacchi. Mi sta ancora scolpito nella fantasia il magnifico passo che si apre a un’ora circa da S. Rocco; la cupa gola sembra schiudersi d’un tratto, tra ignuda frana a destra, e una congerie di rupi a sinistra, che pinge al vivo il disordine del caos. Una vergine foresta di pini (Abies excelsa), una vera selva di sformate antenne che sfidarono il furore di mille bufere, copre di ombre fantastiche il caotico abisso. Il torrente mugge orribilmente, quasi smarrito in quel labirinto di rupi. Le sue spume bianche non appajono che a tratti a tratti, in gorghi isolati.... Oh quanto ho desiderato allora di essere pittore!

  1. Le rocce arrotondate dal passaggio de’ ghiacciai sono dette dai geologi francesi roches moutonnées.
  2. I giganti, figli del Tartaro, o di Urano e Tellure, secondo le favole greche, sovrapposero il monte Pelio all’Ossa per dare la scalata all’Olimpo e cacciarne Giove. Essi lo assalirono con una tal sassajola, che le pietre ricadendo in mare diventarono isole; in terra, montagne. Un di loro, Briareo, aveva cento braccia. Fulminati da Giove, parte precipitarono nel Tartaro, parte sono sepolti sotto i monti.